mercoledì 10 settembre 2014

Frida: una maestra di vita

Alla fine si è arresa. Con coscienza e consapevolezza ha deciso di togliersi la vita finchè fosse ancora in grado di farlo. In quest'ultimo libro che ho letto, il quinto su Frida Kahlo, non pensavo di trovare qualcosa di inedito, di chiarificatore di ciò che è stata la vita di questa grande donna, di questa originale e insolita pittrice, di questa tenera e disperata amante. Con il mio insaziabile desiderio di saperne di più...di più....Invece ho trovato qualcosa di veramente stupefacente che mi ha resa incredula, indifesa, in un certo senso, di fronte a tanta forza. Ho trovato una maestra di vita. 
Delle sue disgrazie fisiche sappiamo ampiamente. La polio all'età di sei anni che la farà combattere per tutta la vita con quella sua "gamba matta" oggetto di scherno da parte dei compagni a causa dello zoppicare. Poi, era settembre, adolescente, passeggiava con Alex primo fidanzatino, faceva caldo. Un ombrellino di carta avrebbe cambiato per sempre la sua vita. Lo schianto e non percepire nulla. L'abisso del più grande oceano sulla terra solo quando qualcuno chino su di lei le aveva estratto un pezzo di corrimano conficcatosi nel suo ventre. Un abisso di dolore e una nuvola di sangue. Da questo momento entra nella vita di Frida con prepotenza, con cinica e perfida insistenza, il Demone, quell'atroce dolore che non l'abbandonerà mai se non in quei momenti in cui Frida riuscirà a"tenerlo buono"e con quali sovrumani sforzi! Certo, è un Demone e le armi per affrontarlo a tu per tu, guardandolo sempre negli occhi, senza abbassare lo sguardo mai, (se ne approfitterebbe) è la consapevolezza che esiste, c'è. Ecco l'insegnamento, inconsapevole sicuramente, all'inizio, che Frida impartisce al lettore. 
Da subito rifiuta categoricamente la compassione. Già quando i compagni la prendevano in giro a causa della polio, lei rispondeva con disprezzo, anzi trasforma la cattiveria dei compagni in capacità difensiva. E' in questo momento che invidia non i bambini che non zoppicano, ma quelle creature con le ali: le farfalle, gli insetti, gli uccelli. Fantastico mondo in cui si rifugiava cercando e, trovandolo, sollievo per la sua anima, per il suo spirito. La spiritualità di Frida è innegabile, trovo che sia presente ovunque. E' nella sua origine messicana.  Ma la compassione, nelle sue condizioni, quando è costretta a stare immobile a letto per mesi e mesi compressa, strizzata, in quegli orribili strumenti di tortura che sono i molti busti di vario tipo e grandezza, le corre dietro. Ma lei che si ritiene più forte, più veloce, quando appena può, va in bici, si arrampica sugli alberi e siccome lei era diversa si può permettere cose inconcepibili per le altre bambine: wrestling e pugilato. E questa è la mia prima lezione. 
Seconda lezione:quando il dolore ti costringe, ti imprigiona troppo nel tuo corpo, allora devi uscire. Diventare qualcun altro. Per lei la pittura, decide di dipingere se stessa, far "urlare" i suoi quadri. Ma non dimentica mai, neanche per un istante, il Demone che si trasforma, assume mille sembianze pur di trarla in inganno, di sottometterla, ammansirla. Ma lei è sempre più forte ora che ha la sua arte, i suoi quadri. 
Terza lezione: consapevolezza della condanna che incombe, è il suo destino. E' la pena di morte, continuamente rinviata, ma sempre accanto a lei, paziente ma sicura di sè. Ma Frida vive la sua vita. Intensamente, con passione, da donna intelligente, fragile, curiosa, trasgressiva, eccessiva, sempre a rincorrere il tempo. Ama Frida, sempre, anche coloro che non meriterebbero la sua accondiscendenza, la sua comprensione. La sorella, Diego.
Quarta lezione: Diego l'ama tantissimo e lei lo capisce solo attraverso la pittura, per questo lo perdona. Noi oggi, forse, non saremmo indulgenti, non perdoneremmo un uomo che tradisce sessualmente e continuamente Frida. Ogni modella, ogni donna  Diego la deve anche possedere. Ma Frida non subito, ma gradualmente capisce il perchè e continua ad amarlo. Il loro è un legame speciale, istintivo, profondo. Quando fanno l'amore sono due anime che si fondono.
Quinta lezione: la maschera che Frida ha deciso di indossare per ingannare il mondo, chi le sta vicino, chi la compatisce, chi la sottovaluta. Questo le permette di essere lei consolatrice delle pene altrui, fa quello che desidera, si diverte anche, gioisce come in una rappresentazione teatrale e anche il suo Demone si stempera, si acquieta. Ma era temporanea la tregua. 
Ultima lezione: non si può sfuggire al proprio destino, la condanna a morte è esecutiva. Frida lo capisce, si confronta con se stessa. Ha quarantasette anni, ha subito trentadue operazioni, forse di più, ha lottato ma finchè ne aveva visto il senso. La sua pittura, i suoi quadri attraverso i quali noi conosciamo la vera Frida, non la maschera. Il vero dolore, la vera sofferenza, tutto: il Demone, la Morte che la affianca sempre. L'urlo della sua intera esistenza. Ma quando ha capito che il suo percorso era giunto a termine, che non avrebbe più potuto dipingere ha deciso. Quest'ultima parte del libro, devo essere sincera, non volevo leggerla. Avevo la sensazione che non avrei approvato, l'avrei criticata e invece....non desiderava più scappare, si sentiva soddisfatta di quello che aveva fatto e anche di quello che aveva ottenuto. Con lucidità immagina le persone care e il ricordo che avranno di lei. Le forze le servono per dimostrare a se stessa che non ha più aspettative quindi deve essere coerente fino in fondo. 
L'amputazione della gamba è l'ultimo atto, è il momento di far calare il sipario per davvero questa volta. Lei amava la vita e era grata di essere vissuta "malata in un mondo di gente sana e normale". Togliersi la vita come ultimo atto della sua volontà. La puntura non la sentì neanche. "Il bianco la inondò". E mentre sto finendo di scrivere, guardo la copertina del libro "Il letto di Frida" di SlavenKa Drakuliç" e mi sta sorridendo!                                                                   
Cris

7 commenti:

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    1. Grazie Michela mi sono veramente commossa nello scrivere.Un esempio di lettura che ti tocca nel profondo, per me, una specie di psicoterapia.
      Cris

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  2. Cara Cris, non posso che inchinarmi dinanzi a tanta forza, coinvolgimento e travolgente commozione, tutte cose che traspaiono molto bene dal tuo scritto. Sono contenta di questo nostro percorso così particolare su Frida, io per delle ragioni, tu per altre. Sappi che le tue emozioni io faccio mie ogni momento, e sono per me un ulteriore chiave di lettura di questa straordinaria donna e artista. Mi hai prestato questo libro e io non vedo l'ora di cominciarlo. So già che mi regalerà le stesse tue sensazioni, so già che nel mio modo di raccontarla ci saranno molte delle sensazioni che in questo libro tu hai colto e io mi appresto a raccogliere.
    La sublimazione del dolore in Frida è qualcosa di unico.
    Luz

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    1. Grazie Luz per le belle e calde parole che so essere sincere.Scrivere per me significa liberare le mie emozioni, darle voce.E questa opportunità, pensata ma non ragionata,casualmente e confusamente da me accettata,me l'hai offerta tu,artista di lungo corso e attenta conoscitrice dell'animo umano nonchè di questi mezzi tecnologici ai quali,mi hai avvicinata,"bombardandomi" con la furia delle tue idee e con l'entusiasmo della semplicità.E siccome io sono "senza speranza"nell'usarli ti sono grata anche per l'aiuto che, ogni volta, pazientemente mi dimostri.
      Cris

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    2. Cris, ti ho "bombardata" perchè sai che amo scrivere e volevo finalmente una persona intelligente e Amica che condividesse con me questa passione. Poi ci siamo imbattute in questa donna e il nostro blog non può che portare i segni di questo sfrenato amore per lei. Frida si disvela ai nostri occhi, continuando sdegnosamente a celare (giustamente) gran parte del suo mistero e in questo siamo insieme! Colgo l'occasione per ringraziarti per i libri che mi hai comprato, per il cd, per i libri che mi hai prestato e per ogni singola parola o gesto coi quali incoraggi ogni giorno il mio fare. E' bello saperti mia amica, fra le pochissime persone a me care. Plaudo alla tua sensibilità, alla tua intelligenza, questa nostra affinità non è che un dono da custodire.
      Luz

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    3. Aggiungo soltanto che quello che hai detto dimostra che prima o poi ci si incontra, è una regola del ciclo vitale.Poi le varianti fanno il resto.
      Cris

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  3. Ottimo questo ricordo... spero di riuscire ad andare alla sua mostra a Genova.

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