lunedì 28 luglio 2014

Jane Eyre


Lessi “Jane Eyre” in un inverno di una ventina di anni fa, fra un esame universitario e l'altro. Adorai fin dalle prime pagine il personaggio di Jane. Rileggere “Jane Eyre” dopo 20 anni è come una scoperta piuttosto che una ri-scoperta. Le parole, la trama, la struttura di questo romanzo appaiono decisamente più affascinanti e "profondi" adesso. Me lo gusto lentamente, torno anche indietro a rileggere, mi isolo in questa Inghilterra vittoriana, seguendo i passi di una Jane nella quale mi piace identificarmi.
Romanzo di formazione che rientra in un filone tutto singolare, quello di una storia che si dipana su più anni, e che racconta la crescita, le esperienze di una giovane donna che cerca e trova un suo posto nel mondo. La forza di Jane è sovrumana, si resta come fulminati dalla sua abnegazione, dal coraggio, dalla lealtà a oltranza, dalla magnanimità. Altro grande personaggio è Rochester. Un peccatore, un uomo dedito alla prostituzione, padre disattento, amante delle libagioni con amici altrettanto libertini, sposato e che rinnega per ovvie ragioni quel matrimonio. Nonostante tutto ciò, conserva una certa signorilità, per questo Jane accetta di lavorare per lui. Il riscatto di Rochester sta tutto nell'incontro con Jane, e mi piace perché è lì che viene fuori l'animo nobile di quest'uomo, l'anima sua più vera: il suo credere ad una nuova possibilità. Il suo cambiare dinanzi al vero amore, o semplicemente all’essere per la prima volta amati.  
 Il fatto che Charlotte Bronte descriva Jane come non bella mi ha sempre portato verso l'idea che Charlotte vedesse se stessa in lei. Lo si capisce anche dal senso del divino che è in Jane. E Charlotte era figlia di un religioso, un pastore.
Perché Jane è indimenticabile? Perché profondamente umana. Perché rappresenta e concretizza la forza che è in ogni donna che voglia giungere ad autoaffermarsi senza scendere a nessun compromesso. “Non sono un uccello, e nessuno può ingabbiarmi”, tentando una traduzione, è la frase che Jane rivolge a Rochester ribadendo risolutamente la forza della sua personalità.
Interessante un passaggio di Virginia Woolf sul confronto fra i due grandi romanzi delle sorelle Bronte.
 "Cime tempestose è un libro più difficile da capire di Jane Eyre, perché Emily era più poeta di Charlotte. Scrivendo, Charlotte diceva con eloquenza e splendore e passione «io amo», «io odio», «io soffro». La sua esperienza, anche se più intensa, è allo stesso livello della nostra. Ma non c'è «io» in Cime tempestose. Non ci sono istitutrici. Non ci sono padroni. C'è l'amore, ma non è l'amore tra uomini e donne. Emily si ispirava a una concezione più generale. L'impulso che la spingeva a creare non erano le sue proprie sofferenze e offese. Rivolgeva lo sguardo a un mondo spaccato in due da un gigantesco disordine e sentiva in sé la facoltà di riunirlo in un libro. [...] Il suo è il più raro dei doni. Sapeva liberare la vita dalla sua dipendenza dai fatti; con pochi tocchi indicare lo spirito di una faccia che non aveva più bisogno di un corpo; parlando della brughiera far parlare il vento e ruggire il tuono". 
Luz

7 commenti:

  1. Complimenti, un'esauriente disquisizione su Jane Eyre. Anch'io l'ho riletto a distanza di molti anni, circa una quindicina e ho potuto apprezzare con nuovi occhi questa storia immortale. Quando l'ho fatto venivo fuori dalla lettura della splendida biografia storica "La vita di Charlotte Bronte" scritta da Elizabeth Gaskell, autrice amica di Charlotte e conoscendo nel dettaglio alcuni aspetti della vita di quest'ultima, mi sono resa conto che Jane è più autobiografica di quanto possiamo immaginare. Inoltre le eroine di Charlotte non sono mai delle bellezze, come tale non si reputava lei e hanno tutte sani principi e un senso etico/religioso dell'esistenza, proprio come lei.

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    1. Grazie, Antonella, è evidente che amiamo in modo particolare questo mondo così femminile e controverso. Interessante questa biografia della Gaskell. Pensi sia facile trovarla?
      Luz

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    2. Al momento no. Io l'ho acquistato un paio di anni fa (è da questo libro in particolare che è nato il mio romanzo "Charlotte") sul sito di Dalai Editore (editore che sembra aver chiuso), adesso però è fuori catalogo, ma se so qualcosa in merito a una ristampa ti faccio sapere. E' una biografia storica di gran valore, commissionata alla Gaskell proprio dal padre di Charlotte quando ella morì; in essa ci sono le radici dell'intera famiglia, l'infanzia dei piccoli Bronte, le loro passioni, le loro esperienze di vita e la corrispondenza di Charlotte alle sue amiche più care tra cui l'autrice della suddetta biografia (anche qualcuna di Emily alla sorella) e tutta tutta la sua vita. Per me è preziosissimo.

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    3. Grazie, Antonella, di certo libro di valore, che prima o poi voglio procurarmi.
      Luz

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  2. " Perchè Jane è indimenticabile"? La prima a non dimenticare nulla è la stessa Jane. Non dimentica la sua famiglia e i maltrattamenti subiti, non dimentica il periodo in quell'orrendo istituto nè l'amica tanto amata, non dimentica cosa la spinga ad andare avanti, a combattere per essere se stessa. Non dimentica alcuna offesa che le è stata arrecata e questo carico non diviene per lei soffocante ed avvilente, la rende forte. La sua però è una forza particolare, è una forza che non porta a sua volta offesa, perché lei schiva tutto ciò che potrebbe far soffrire un altro essere umano: lei perdona, ricorda e perdona. I ricordi sono la sua ombra che mai la sovrasta, mentre la sua capacità di amare grazie al perdono e alla sua comprensione sono il suo corpo, un corpo disegnato al buio e colorato, rischiarato, elogiato, compiaciuto, rinvigorito di giorno, alla visibilità del pudore della luce. Jane Eyre non si dimentica poiché è la rappresentazione della dignità umana, femminile soprattutto, che se pur sporcata dalle miserie umane, le altrui miserie, non diventa mai miserabile. In ciò si distingue...e si rende un ricordo indelebile nella memoria di chi legge per conoscere e comprendere l'umanita nelle sue fragilità e nella sua affermazione.

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  3. "Cime Tempestose" è puro sentimento. Io credo che Emily dimostri una maggiore consapevolezza dell'animo, inteso come luogo in cui l'individuo accoglie emozioni e sentimenti, che sono poi forze cosmiche. Charlotte è invece legata al mondo, a personaggi totalmente immersi in questo.

    Le rispettive opere sono altrettanto differenti, ma entrambe emblemi di un'epoca: Charlotte la vive; Emily la osserva, senza esprimere giudizio.

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    1. Anch'io avverto questa profonda differenza fra le due. Come lettrice, sento più congeniale la scrittura e la narrazione di Charlotte, come tu dici aderente ad un reale che sa reinventare e rendersi credibile. Emily è la narratrice di un'epopea gotica che mi incanta ma non mi conquista fino in fondo.
      Luz

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