tag:blogger.com,1999:blog-51543201435553882552024-03-19T05:21:24.668+01:00Un tè con ChaplinUn tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.comBlogger26125tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-68977878237131929462015-01-24T20:36:00.000+01:002015-01-24T20:39:50.621+01:00L'ora di lezione - Massimo Recalcati<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrS1XzmN5LPE43kaayCmEDuvdO2wwYDrBuXjL92jaV3IDd0lTHUypkhRO9YnTDpXVaUzE3Zx-xaFBK8NyL7GQLzuWBI6D6R7KXbDkoW39KNm2_qrYuS9FU9K6-DLUlUf6QgZF7pwWPWUo/s1600/www.inmondadori.it.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrS1XzmN5LPE43kaayCmEDuvdO2wwYDrBuXjL92jaV3IDd0lTHUypkhRO9YnTDpXVaUzE3Zx-xaFBK8NyL7GQLzuWBI6D6R7KXbDkoW39KNm2_qrYuS9FU9K6-DLUlUf6QgZF7pwWPWUo/s1600/www.inmondadori.it.jpg" height="320" width="205" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption">Termino di leggere il libro di Recalcati con una certezza in più: la scuola non è e non sarà mai più il luogo in cui vige l'autorevolezza riconosciuta come tale di chi si siede in cattedra, l'insegnante di oggi è sempre più disorientato in questo difficile mestiere e questo fenomeno è irreversibile. </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption">Nel saggio l'autore si pone una domanda ben precisa. Dove
si colloca il limite oggi per un insegnante, come si può spiegare la
crisi della scuola? Questo luogo che si fa da sempre specchio dei tempi,
nel quale il "maestro" esercita un ruolo non più autorevole e gli
allievi son<span class="text_exposed_show">o come impermeabili agli
stimoli, è oggi Scuola-Telemaco, e attraversa la terza fase dopo aver
attraversato quelle della Scuola-Edipo e della Scuola-Narciso. Dapprima
scuola dell'obbedienza, nella quale i discenti cercano di smarcarsi da
questo incombente padrone che è l'autorità (del padre biologico e del
professore), poi Scuola-Narciso, fatta da quei ragazzi cresciuti e
completamente assorbiti dal Sé nella ricerca di una autoreferenzialità
che li riscatti da anni di obbedienza, per arrivare alla
Scuola-Telemaco, dove i figli di quei padri apparentemente "liberi ed
emancipati" non sono che ragazzi soli, privati della figura autorevole
del padre, che spesso si pone sul loro stesso piano. Ottima guida pertanto per
comprendere fenomeni sociali e dare un perchè a tanti aspetti di questa
scuola vessata di oggi. Al di là questa teorizzazione riguardo al progressivo cambiamento della scuola e del suo inevitabile accordarsi all'epoca in cui si realizza, c'è un altro interessante aspetto argomentato in questo libro. Testimoniato in questa e molte altre citazioni:</span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<i>L'essenziale dell'insegnamento consiste nel mobilitare il desiderio di
sapere, nel rendere corpo erotico l'oggetto teorico, si tratti di una
poesia di Pascoli o della successione di Fibonacci. Ecco il miracolo
della lezione. Trasportare il desiderio.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
E si arriva alla missione più autentica dell'insegnante: incidere nelle coscienze degli allievi, saperli trasportare nella dimensione che si svela solo dinanzi agli occhi di bambini e ragazzi trainati nell'incanto dell'apprendere. Essere da insegnanti capaci di conservare lo stupore derivante dalla Bellezza contenuta nei libri, perchè di fatto di Bellezza si tratta. Essere quindi in grado di conservare quella forza necessaria alla trasmissione dei saperi, in grado di accendere curiosità e interesse e di lasciare che ogni allievo scopra quale sia il suo talento. Stupisce che Recalcati sia stato bocciato due volte, la prima in seconda elementare, la seconda alle superiori. In entrambi i casi, il motivo derivava da uno scollamento fra questo allievo e la scuola, nel suo sentirsi totalmente inadeguato a essere un contenitore di nozioni, privato di quella creatività dell'apprendere che nessun insegnante aveva suscitato in lui. Poi, la folgorazione. Bellissimo il capito "Un incontro", dove è narrata la svolta, con una tale partecipazione da commuovere il lettore. La svolta è una professoressa di Lettere che lo porta a rivelare se stesso. Una giovane donna colta e disponibile all'ascolto e all'aiuto, pronta a essere severa ed esigente, e soprattutto <i>presente</i>. Il mistero della scoperta di sé è tutto lì, racchiuso in un incontro giusto, importante, rivelatore e indimenticabile. La vita del giovane Recalcati cambia totalmente, i libri diventano una fonte cui si abbevera e dalla quale non è mai assetato. Straordinario e possente questo racconto, che diventa racconto di un destino. </div>
<div style="text-align: justify;">
Luz</div>
Un tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-90262198330100253312015-01-18T19:38:00.001+01:002015-01-18T19:38:51.575+01:00La leggerezza<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8Po9GNBDkGkgMnaLfhSj87vNyyI6fgkbwmEoDVq-u-MPkLMFfyObtSia5BDRnKUOt51AiTHN8I72FJTkJO92ERq7eJ_GyjwBeIrV9d7a-NWzoL5lea1JWYi1lWXw5-op0Qe7Cd_Sikbg/s1600/le2.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8Po9GNBDkGkgMnaLfhSj87vNyyI6fgkbwmEoDVq-u-MPkLMFfyObtSia5BDRnKUOt51AiTHN8I72FJTkJO92ERq7eJ_GyjwBeIrV9d7a-NWzoL5lea1JWYi1lWXw5-op0Qe7Cd_Sikbg/s1600/le2.jpg" height="320" width="262" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Sfuggire al peso di una gravità che rende la vita soffocante, spigolosa, priva di fantasia. Un'impresa non da poco se allo stesso tempo si cerca di non essere superficiali, di entrare dentro le cose e percorrerle fino in fondo, di concretizzarle seriamente quando si tratta di un prodotto della creazione artistica o di un momento della nostra vita professionale. Eppure perchè privarci di supporre che leggerezza e rigore possano essere abbracciati entrambi, costantemente, e piuttosto non arrivare alla certezza che proprio questo connubio dà un'opportunità in più al vivere, rende ricca e originale la creazione e significativa ogni relazione umana? </div>
<div style="text-align: justify;">
Calvino nelle sue Lezioni americane dedica un gustoso capitolo alla leggerezza, desunto da una conferenza che credo incantò l'uditorio. Intendendo spiegare tanti suoi registri narrativi, fa scivolare il suo sguardo attraverso grandi opere d'ogni epoca, leggendovi proprio la leggerezza che vuole teorizzare. Fra i suoi esempi, Mercuzio, indimenticabile personaggio della tragedia dei due amanti di Verona, in risposta a Romeo e al suo sentirsi schiacciato sotto il peso d'amore, lo invita a servirsi delle ali di Cupido per volare piuttosto, e godere appieno delle opportunità dell'amore. E' la stessa levità di Cyrano, che fino alla morte recupera il senso dell'ironia in ogni esperienza, anche quella tragica del trapasso. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhey-A4HUkGqdROc0tmGrTYZRPuw48iPp9VXZV6viFh76RbjRz8LspJHwwmF_Sh-iMu1hK3MyIMblGZSGTn6fbNtPNCseVfni0H35VgYVnEX5QWS0IE8UWzmtBHUHAaOKIm6I81BSsB03c/s1600/le3.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhey-A4HUkGqdROc0tmGrTYZRPuw48iPp9VXZV6viFh76RbjRz8LspJHwwmF_Sh-iMu1hK3MyIMblGZSGTn6fbNtPNCseVfni0H35VgYVnEX5QWS0IE8UWzmtBHUHAaOKIm6I81BSsB03c/s1600/le3.jpg" height="320" width="219" /></a>Così come la spinta forte a superare i limiti dell'immaginazione, sostanziata nella leggerezza del volo del Barone di Munchausen, esplode nel celebre personaggio creato da Rudolph Erich Raspe. Gli esempi di questa leggerezza, ciò che vuole rappresentare, sono decine e decine nella letteratura di tutti i secoli, ciò fa pensare che essa sia un valore imprescindibile, simboleggiato nella vittoria sul peso della gravità e ricco di significati dietro questa apparente semplificazione. </div>
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Non è mai tardi per rivendicare il diritto alla leggerezza, se le diamo il potere di abbattere ogni fortezza innalzata dall'austerità, la mancanza di fantasia, di coraggio. Apparentemente inespugnabili, le mura di queste fortezze sarebbero friabili dinanzi al vento di una leggerezza che è più forte di quanto si potrebbe immaginare. Personalmente, rivendico il mio diritto alla leggerezza ovunque io sia, pur non perdendo di vista le fondamenta salde su cui mi costruisco professionalmente, artisticamente e umanamente. La mia leggerezza è uno scudo ad esempio contro la saccenza, l'austerità e superbia di chi non comprende quanto siano vaste le possibilità umane, come si possa cogliere la bellezza nella semplicità e si possa essere dignitosamente in grado di contribuire ad essa. Amo scrivere, recitare, dirigere, insegnare, tutti ambiti costruiti su forti impalcature ma sulle quali si erge la mia costante levità. Detesto la bieca ignoranza di coloro che possono apparire onniscenti ma ai quali manca l'umiltà, così come detesto l'ignoranza grossolana di chi sceglie di non progredire e guardare con occhi sempre nuovi alle infinite possibilità che la vita offre. </div>
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Luz</div>
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<br /></div>
Un tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-33215151000896831832015-01-12T19:48:00.001+01:002015-01-14T12:25:47.973+01:00Il valore dell'amicizia oggi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0eXhhNZfa-oOBo4xEDAMWOoqMW-VeGtWkSEjkS-KsTKemk5cOT1qJ1GI17EdQbg_lBCr8DJDwdlWw_ZQiNZjAUkkSkPTbjoP2rGQ3NLXhKquxmT4JIzWcM7gbsLKEPkeM_6eDk-iDilI/s1600/554708_352301834805046_43010883_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0eXhhNZfa-oOBo4xEDAMWOoqMW-VeGtWkSEjkS-KsTKemk5cOT1qJ1GI17EdQbg_lBCr8DJDwdlWw_ZQiNZjAUkkSkPTbjoP2rGQ3NLXhKquxmT4JIzWcM7gbsLKEPkeM_6eDk-iDilI/s1600/554708_352301834805046_43010883_n.jpg" height="220" width="320" /></a></div>
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Un tema forse obsoleto, perchè troppo discusso e troppo abusato, ma voglio tentare ugualmente una definizione. L'esperienza insegna che l'amicizia non può esistere se non fra due persone anzitutto affini, con orizzonti simili, vedute compatibili, ma questa è solo la base su cui gettare un tentativo di amicizia. La verità è che l'amicizia è una forma d'amore e dell'amore trascina con sé luci e ombre. Può capitare di concepirla come un legame, forse una forma di dipendenza affettiva, uno dei pilastri su cui si erge il nostro modo di costruirci ogni giorno. E lì sta l'intoppo. Per essere realmente maturi, pronti per essere amici di qualcuno, bisogna essere anzitutto capaci di fare a meno di quel qualcuno. Di ritenerlo importante, ma non indispensabile. Insomma, fra tutte le relazioni umane l'amicizia può fregiarsi dell'opportunità di essere un <i>quid</i> "rinunciabile". In ciò, paradossalmente, può celarsi il suo valore più autentico. </div>
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Tutti coloro che possono dirsi legati da forte amicizia sono realmente in grado di concepirla da entrambe le parti allo stesso modo? Può accadere di no, e da qui il generarsi di delusione, mancate gratificazioni, assenza. L'<i>assenza</i> si concretizza nel momento in cui l'uno non riesce a rispecchiarsi nell'altro, non lo vede come proprio Sé affine, simile, perchè l'altro sta ragionando in modo diverso e giunge a diverse conclusioni. Questo immaginario specchio in cui l'amico ha visto se stesso si incrina e l'altro diventa estraneo, appunto <i>altro</i>. </div>
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Constatare che l'amicizia vera, profonda, corra di continuo su questa lama, possa incorrere nel pericolo di autodistruggersi, è angosciante. Oggi l'amicizia è un valore continuamente in bilico, perchè la comunicazione si è fatta difficile, perchè l'uomo vive una contemporaneità eternamente protesa verso l'autodeterminazione. Quanto possa esserci da salvare può dimostrarlo solo il tempo e la resistenza a una consunzione ormai fisiologica cui è sottoposta ogni relazione umana. Voglio poter pensare che continui a perserverare la speranza di concepire l'amicizia come un giardino da coltivare amorevolmente, nutrire e sostenere tenacemente. Solo questa speranza vale la pena di un pensiero in più, uno sforzo in più, una parola buona di più. </div>
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Luz</div>
Un tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-91049374350599264832015-01-01T12:23:00.000+01:002015-01-01T12:23:31.100+01:00Buoni propositi & Co. <div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhw244dIxKyW_LK6mLkb1WRc_QBkhmVV6ugkL-BsTuQbva0eSrZ7aMMfwWZSzuiNdYxsJx7XlgixWpnhH7RkQi67Hs1cKVB7ycYOVDvo2nHgQcFJE3Y4TlJBOkZBjJ1-cbxNNgTzgGCVA4/s1600/headline_buonipropositi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhw244dIxKyW_LK6mLkb1WRc_QBkhmVV6ugkL-BsTuQbva0eSrZ7aMMfwWZSzuiNdYxsJx7XlgixWpnhH7RkQi67Hs1cKVB7ycYOVDvo2nHgQcFJE3Y4TlJBOkZBjJ1-cbxNNgTzgGCVA4/s1600/headline_buonipropositi.jpg" height="206" width="320" /></a>Un altro anno se ne va, un nuovo anno arriva. Il 2015 si spalanca su ultimi giorni dicembrini gelidi e brillanti di sole qui a Roma, fra ore che passano in fretta, coperte calde sotto le quali gustare libri e film e qualche passeggiata ben coperti. E' spontaneo pensare al nuovo anno come foriero di buoni propositi e allora mi provo a pensare a cosa farò di bello, ma soprattutto di nuovo. L'uomo non può che inventare scenari nuovi per consolarsi dalla banalità del quotidiano e dall'angoscia della morte, in questo semplice principio si condensa il continuo lavorìo su nuovi progetti. Ovviamente qui si tratta di persone dotate di una certa curiosità e di desiderio di progresso di sé. Strano a dirsi, non siamo tutti così. Alcuni semplicemente perchè non possono permetterselo, altri semplicemente perchè non sono dotati di quella salvifica curiosità. </div>
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<br /></div>
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<i>La grande fonte del piacere è il cambiamento. L'uniformità, anche quando è l'uniformità dell'eccellenza, stanca. Amiamo avere aspettative; e quando la nostra aspettativa è stata delusa o soddisfatta, vogliamo ricominciare ad averne.</i></div>
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Samuel Johnson</div>
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<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0B69IVPFmygvG8-aQgBAAWSi-YRvzsfVH91RPoSYnbCQrpuBEYQSN2gaGf1jL-8KY4z2DKHzrQ5vbijG5LdgJLpDykemg_pMjn2GOh_fi0cG8BgwmcGY2rOjMRcr-6IMRWqJUe-Mvxg4/s1600/capodanno-620x383.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0B69IVPFmygvG8-aQgBAAWSi-YRvzsfVH91RPoSYnbCQrpuBEYQSN2gaGf1jL-8KY4z2DKHzrQ5vbijG5LdgJLpDykemg_pMjn2GOh_fi0cG8BgwmcGY2rOjMRcr-6IMRWqJUe-Mvxg4/s1600/capodanno-620x383.jpg" height="197" width="320" /></a></div>
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I buoni propositi per il nuovo anno arrivano puntuali a farci immaginare di cambiare totalmente, di accorciare le distanze fra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere. E' piacevole questa spinta a voler fare tipica di queste prime settimane di gennaio. Ci armiamo di pazienza, entusiasmo, tenacia e stiliamo un concreto o ideale elenco di desideri da realizzare. Ma com'è che poi questo entusiasmo scema ineluttabilmente, che l'elenco si rimpicciolisce e che ci accontentiamo di essere quello che siamo? Semplicemente perchè il traguardo è lontano e le aspettative ben maggiori rispetto alle nostre effettive potenzialità. E soprattutto... soprattutto perchè la soddisfazione non è immediata. Nell'epoca dell'hic et nunc, del cotto e mangiato, dell'usa e getta, non possiamo permetterci una tenacia che sfidi i nostri umani limiti, e così la dieta sarà ancora procrastinata, così come lo smettere di fumare, di bere, dedicare più tempo agli altri, migliorare la nostra vita. Che continuerà a essere grosso modo quella di sempre, costellata di piccoli e grandi eventi, certo, ma pur sempre questa vita. </div>
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Sono tra i pochi tenaci che caparbiamente costruiscono un percorso mattone su mattone, mi pregio di questa singolarità. E allora almeno saprò che il 2015 attendono progetti ambiziosi in campo artistico, un grande cambiamento professionale e il gusto di dedicarmi anima e corpo alle persone importanti. </div>
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Buon anno a tutti.</div>
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Luz </div>
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Un tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-41670579037166265212014-12-30T13:30:00.001+01:002014-12-30T13:33:31.877+01:00Tutto il bello della calligrafia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzdE4je7Dn-UYEwnDgxMlWmFrSUQ3oUsZ7siw2e12a8YrN1YdG6TGjES5k9ZigUnqPPW9vsZIfCGUu5I4xadlY6Z90glFecbSRGhLvE5EImU6Na0yZ14Sj1KXtK5Szt2r-uvS3meKXmZM/s1600/penna-calamaio-set14.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzdE4je7Dn-UYEwnDgxMlWmFrSUQ3oUsZ7siw2e12a8YrN1YdG6TGjES5k9ZigUnqPPW9vsZIfCGUu5I4xadlY6Z90glFecbSRGhLvE5EImU6Na0yZ14Sj1KXtK5Szt2r-uvS3meKXmZM/s1600/penna-calamaio-set14.jpg" height="200" width="200" /></a></div>
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E' bello ricevere in dono un piccolo set per scrivere come si faceva in epoche lontane. Un set completo perfino di ceralacca per suggellare una missiva. Una boccetta d'inchiostro, diverse punte da applicare alla penna, tampone e carta sopraffina. </div>
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La calligrafia è un'arte pressoché dimenticata, una di quelle belle cose che richiede tempo e dedizione, pazienza e passione, di conseguenza destinata in questo nostro tempo a ritagliarsi una timida nicchia da irriducibili (...sentirsi dire che vedendo il set in bella mostra in una vetrina qualcuno ha pensato esattamente a te, meglio ancora se si tratta di un bambino particolarmente sensibile). </div>
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Non v'è stata civiltà del mondo antico che non abbia fatto di questa pratica un proprio fiore all'occhiello, dai greci agli egizi, dagli arabi alle splendide prove di calligrafia dell'estremo Oriente. A pieno titolo nel patrimonio umano e culturale mondiale. </div>
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<i>Calligrafia e arte della spada si somigliano. Nascono
dall'armonia tra la forza del polso e il sentimento del cuore. (Anonimo)
</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSSa8QaGG8jltJ-yf_vDvyReoxyUBpjPQlqu6Df9bg2s3C9Y2zvdSClrmKiJybgR-bR9JHZPD-u_MqWcloDhT-7HkOHLkvGfT9wa0gqmiAtzw2sj4rgqeXNPp7FhJs5R3Nf3tBfvNlwDc/s1600/calligrafia-rockwell.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSSa8QaGG8jltJ-yf_vDvyReoxyUBpjPQlqu6Df9bg2s3C9Y2zvdSClrmKiJybgR-bR9JHZPD-u_MqWcloDhT-7HkOHLkvGfT9wa0gqmiAtzw2sj4rgqeXNPp7FhJs5R3Nf3tBfvNlwDc/s1600/calligrafia-rockwell.jpg" height="320" width="287" /></a></div>
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Se ci si addentra anche solo un po' in questo universo, si scopre che esistono associazioni e circoli culturali che promuovono la conoscenza di questa pratica, organizzando corsi e convegni. Se tanti storcono il naso dinanzi a ciò, ritenendo che in epoca di touchscreen sia anacronistico parlarne, è sacrosanto che si porti avanti l'idea che i più giovani possano ancora essere educati alla bella scrittura. Attraverso lo studio dei caratteri di un tempo e della loro riproduzione, si insegna qualcosa di fondamentale, oggi sempre più alla deriva: il gusto per il dettaglio, per la lentezza, assieme alla riscoperta del creare con le proprie mani. E se vogliamo essere più diretti: si può insegnare a impugnare una penna o a distinguere lo stampatello dal corsivo, aspetti della nostra comunicazione scritta che oggi sempre più sono trascurati perfino dagli insegnanti. </div>
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Luz</div>
Un tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-91333985127494130772014-11-18T16:47:00.001+01:002014-11-19T20:45:29.485+01:00Tre Cuori<br />
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjl-lxsyPtay-OQr855ehsCjma_Qc6R78cx0rLkT6WYAzCcFAAE5dS4zSXIUQq5TLASDa6uX98KwXQnNoFG1lT09mtqlVDyd9gY1cOGAadx1iyzS6xws2OVEmgcbAuZUxgxutlSQLiqKe4/s1600/2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjl-lxsyPtay-OQr855ehsCjma_Qc6R78cx0rLkT6WYAzCcFAAE5dS4zSXIUQq5TLASDa6uX98KwXQnNoFG1lT09mtqlVDyd9gY1cOGAadx1iyzS6xws2OVEmgcbAuZUxgxutlSQLiqKe4/s1600/2.jpg" height="320" width="223" /></a>Tre fiammiferi accesi / Uno per uno nella notte / Il primo per vederti il viso / Il secondo per vederti gli occhi / L'ultimo per vedere la tua bocca </div>
Dopo aver visto il film Tre cuori per quella strana alchimia che sono le associazioni di idee mi frullava nella testa questa poesia di Jacques Prévert. Poi cercando di dar voce all'emozione intensa che questo film mi ha suscitato ho capito il perchè: il primo è il viso della mamma delle due altre donne protagoniste, Catherine Deneuve, dai molti sguardi straordinariamente comunicativi che non hanno bisogno di parole; il secondo sono gli occhi di Charlotte Gainsbourg, Sylvie, disperati, teneri, incapaci di mentire; l'ultimo è l'amore sensuale represso, condizionato e fulminante della sorella di Sylvie, Chiara Mastroianni. Eccolo "il cuore" di questo struggente e commovente film! Tre donne, tre cuori, tre fiammiferi nella notte con la consapevolezza dell'amore che le unisce, un amore unico, viscerale, ma pudico nella sua fragilità e contraddizione. Questo è un film che commuove per la sua estrema sincerità, ti obbliga a confrontarti con te stesso. Il destino di ognuno che si interseca con quello dell'altro, ineluttabile, fatale e senza pietà. Ma è tenero nel racconto, ti stupisce per l'eleganza e il garbo e non è facile raccontare i sentimenti e le loro sfumature senza scivolare nel pietismo. Direi un film femminista, se tale termine, oggigiorno non fosse già desueto, perchè nonostante tutto sono le donne le più forti nella loro fragilità. Si abbandonano con passione e istinto. Non ho dimenticato Marc, il protagonista della storia, Benoit Poelvoorde. Lui "ama" con la stessa intensità l'una e l'altra ma brama ciò che non ha, ricordando, desidera ciò che ha dimenticando. Ottima interpretazione di un personaggio metodico, ispettore del fisco, che appare debole, incerto ma lui Ama! E' l'uomo che ama le donne forse è questa la sua debolezza. L'epilogo è mozzafiato come il ritmo che si fa incalzante e travolgente man mano che la storia si dipana. Da vedere e per me, che odio il replay, da rivedere. E siccome amo le poesie di Prèvert mi dedico, perchè anche a me piace guardare dov'ero, ogni tanto "Les Feuilles Mortes" cantata da Yves Montand... Dunque "Tre cuori"..."Tre fiammiferi accesi"...Yves Montand....che vita meravigliosa! </div>
<div style="text-align: justify;">
Cris </div>
Un tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-91008751751422377312014-11-02T20:27:00.000+01:002014-11-02T20:27:23.995+01:00Il giovane favoloso<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkkFEV5Z1x3BfA_6iYzOr8_GwvGNEvSTNDELYrjEM87-ru-pO7hIZ3LH3jtv9AsFCZFHSpDslud4ksNQMlvh4NoNcqT8Pnf00t_EQLLOasEP1Nm48tIZEjWQkseIl4b5GCKntP5PCFO5A/s1600/ilg1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkkFEV5Z1x3BfA_6iYzOr8_GwvGNEvSTNDELYrjEM87-ru-pO7hIZ3LH3jtv9AsFCZFHSpDslud4ksNQMlvh4NoNcqT8Pnf00t_EQLLOasEP1Nm48tIZEjWQkseIl4b5GCKntP5PCFO5A/s1600/ilg1.jpg" height="320" width="223" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Un film sulla vita di Giacomo Leopardi sembrerebbe istintivamente impensabile. Come si
fa a raccontare un genio, un animo complesso, dolente e infinitamente
infelice, la sua epoca così singolare? Raccontare sulla pellicola la storia del più strordinario genio della nostra Letteratura pare non fosse idea nuova. Fu ventilata questa possibilità molti anni fa, una decina credo, con Sergio Rubini nel ruolo del protagonista. Produzione che poi non fu mai realizzata. La sfida viene raccolta da Mario Martone, in una produzione che porta la sua firma nello stile e nel rigore del racconto. </div>
<div style="text-align: justify;">
Questo è un film che emoziona, uno di quelli che alla fine ci lascia attoniti e incapaci di lasciare la sala del cinema, mentre quella colonna sonora dal ritmo moderno descrive l'ultimo canto di Giacomo, il testamento poetico che declama dinanzi al cielo notturno di Napoli, e lui ancora una volta come sgomento dinanzi al creato, percepito fin dalla sua cosmogonia, come se la sua mente si dilatasse un'ultima volta dinanzi a spazi siderali che egli percepisce fin dalla sua adolescenza. </div>
<div style="text-align: justify;">
Elio Germano, il suo interprete, vince pienamente la sua prova più difficile finora affrontata. Credibile, struggente, tenero, dolente, traspira quel dolore ineffabile che Leopardi ha sublimato in versi di infinita e ineguagliabile bellezza, oltre che in tante opere scientifiche e filosofiche. Il rigore di Martone è assoluto, la storia del giovane Leopardi è un racconto che in tutta la prima parte ha come scenario la Recanati amata e odiata, gli ambienti austeri della casa, l'ordine e la dedizione alla biblioteca, centinaia e migliaia di fogli scritti minuziosamente, le solitarie passeggiate sul colle dal quale immaginare scenari nuovi, la finestra nella quale è incorniciata una giovane Teresa Fattorini destinata a morte precoce.<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLU0wY7BGha04Ftlcf6kZcIyjQMgmQAeh8ONX_cy144f2D-hKWz0L_TXEJ0Lf5ksJ7GJq_1SHKKdtq7lBahb57NEhGfY2WiuKdeTUuUVWM4LZd9ansvgw2O8KdQJPHY676rf2ubilIGug/s1600/ilg.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLU0wY7BGha04Ftlcf6kZcIyjQMgmQAeh8ONX_cy144f2D-hKWz0L_TXEJ0Lf5ksJ7GJq_1SHKKdtq7lBahb57NEhGfY2WiuKdeTUuUVWM4LZd9ansvgw2O8KdQJPHY676rf2ubilIGug/s1600/ilg.jpg" height="210" width="320" /></a> Su tutto il dolore di un giovanissimo Leopardi che subisce l'austerità della madre e l'ossessivo attaccamento paterno, mentre una malattia deformante affligge i suoi giorni e paradossalmente gli dona un osservatorio personale dal quale percepire il destino degli uomini. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>...<span class="rec_lancio">io non ho bisogno di stima, di gloria o di altre cose simili. Io ho bisogno di amore, di entusiasmo, di fuoco, di vita.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Giacomo è come assetato di qualcosa di cui percepisce l'esistenza e allo stesso tempo sente che a lui non è destinato. Il dolore si alimenta di un'insoddisfazione profonda, pertanto dilaga e segna irrimediabilmente le sue relazioni col mondo che incontrerà. Infatti, nella seconda parte, Leopardi ha acquisito la sua libertà, vive a Firenze, poi Roma, poi Napoli, quel mondo che aveva idealizzato e dinanzi al quale resta deluso, nell'amore non condiviso dall'aristocratica Targioni Tozzetti, nella constatazione di non appartenere a una società che inneggia a "magnifiche sorti e progressive" dalle quali si sente a distanza, nell'unico conforto dell'amicizia di Antonio Ranieri. Nel mutare degli scenari non muta Giacomo, che precocemente era giunto al Vero, al Dubbio come suo assoluto, e al quale non resta che porsi come spettatore dinanzi alle miserie degli uomini, compatirli e vivere le sue altissime intuizioni mentre la storia si fa dinanzi ai suoi occhi. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaA1X8mJkViBw82YgA79fKUC_GEjgRWbevO1dEW0CjHDcwtnZLXQZ7vSipiHo9ZIO5bdr-eG8mPHbCnPqO6UMDVP_yEYRcjd_8fLZqzMRcnoeXiuH8R2hGvpRIM1nZB2eDTcwJ8yaX85M/s1600/ilg2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaA1X8mJkViBw82YgA79fKUC_GEjgRWbevO1dEW0CjHDcwtnZLXQZ7vSipiHo9ZIO5bdr-eG8mPHbCnPqO6UMDVP_yEYRcjd_8fLZqzMRcnoeXiuH8R2hGvpRIM1nZB2eDTcwJ8yaX85M/s1600/ilg2.jpg" height="213" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Ogni delusione è pertanto linfa vitale dentro Leopardi, che si contorce fino alla paralisi in uno spasmo che è già morte, ultimo viaggio che Silvia additava nella chiusa della canzone a lei intitolata. Gli ultimi giorni di Leopardi sono lenti e riflessivi, è adulto ma in lui non ha mai smesso di vivere il fanciullo recanatese che si dibatteva nel suo furore intellettuale. Se dovessi immaginare un centro assoluto di questa mirabile pellicola, esso si concretizzerebbe nella frase che tuona dinanzi al padre Monaldo:<i> Io odio questa prudenza che rende impossibile ogni grande lezione, padre!!!</i> Qualcosa che rende Giacomo Leopardi non più lontano nel tempo, nella forma, nell'intelletto, ma straordinariamente vicino, attuale, in quell'anelito di vita che accomuna tutti i grandi animi che sanno percepire la Bellezza e farsene vivi assertori. </div>
<div style="text-align: justify;">
Luz</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiW2hgnNF9Qzw7CTrQIt30DAr_5G4goiZkt-p8VWEe481eIN2UgOwefJQ1kPNaMTscvKlx7RfWPA9NgaOuDMLyIwD8sCUZ5we7kP8jAKaPv9nZl6cTYM72iAc_xakYNNhDWkTEU1Csuq68/s1600/ilg3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiW2hgnNF9Qzw7CTrQIt30DAr_5G4goiZkt-p8VWEe481eIN2UgOwefJQ1kPNaMTscvKlx7RfWPA9NgaOuDMLyIwD8sCUZ5we7kP8jAKaPv9nZl6cTYM72iAc_xakYNNhDWkTEU1Csuq68/s1600/ilg3.jpg" height="213" width="320" /></a></div>
<br />
<div style="background-color: white; border: medium none; color: black; overflow: hidden; text-align: left; text-decoration: none;">
<br /></div>
Un tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-64698731926120334232014-10-12T19:53:00.000+02:002014-10-12T19:53:08.438+02:00Preraffaelliti <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQ2S6hvUtFe7cmrG_iBm0bWX0ynDBVIKrWQgVwJn7hKz7Y_XH6Ab6AG5bNL4-sVOj-odJHJ8pxUjMPfYpDwElTWtsqvk_0CMzA4FzMUs3UcMKasDaD2VTWvbwtCCGIIhiqD6mUIk0-AXs/s1600/ofelia.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQ2S6hvUtFe7cmrG_iBm0bWX0ynDBVIKrWQgVwJn7hKz7Y_XH6Ab6AG5bNL4-sVOj-odJHJ8pxUjMPfYpDwElTWtsqvk_0CMzA4FzMUs3UcMKasDaD2VTWvbwtCCGIIhiqD6mUIk0-AXs/s1600/ofelia.jpg" height="222" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
L'esperienza di visitare una mostra di Preraffaelliti rivela la totale impossibilità di riprodurre queste opere in fotografia o in altra forma di rappresentazione. Le opere di Millais, Waterhouse, Dante Gabriel Rossetti, si devono cercare nei musei che le conservano oppure accorrere ai musei che le espongono in determinati periodi. </div>
<div style="text-align: justify;">
Ho avuto il piacere di guardare da vicino la pittura preraffaellita a Torino, lo scorso aprile, e ne sono uscita con la mente piena di forme e colori, la sensazione di un'arte che ostenta autocompiacimento e travolge perchè bella in modo prorompente, certa di ricreare un passato ormai perduto, orgogliosa di afferrarne il ricordo e la forza, superba nel darsi un nome che è un prendere le distanze da tanta arte ritenuta "accademica". </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCJ_VhMW_wja5hb_M1WySe87KEoTx8r_rS4ydIBs2Hrr-TRRF8MoqBDU7TPnFiXipPUW3BrhQAAooyE9eSZvIj-NVXc0whiuZ6sUw-nq2HHoXM2e4FNESStZJIlrg__x7geaEGJPiEyMc/s1600/preraffaellito.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCJ_VhMW_wja5hb_M1WySe87KEoTx8r_rS4ydIBs2Hrr-TRRF8MoqBDU7TPnFiXipPUW3BrhQAAooyE9eSZvIj-NVXc0whiuZ6sUw-nq2HHoXM2e4FNESStZJIlrg__x7geaEGJPiEyMc/s1600/preraffaellito.jpg" height="200" width="170" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Travolgono i soggetti di questa corrente, che vanno dal Medioevo a Shakespeare, a paesaggi immersi nelle nebbie del tempo, fino a ritratti di donne la cui femminilità esplode e conserva allo stesso tempo una tenera fragilità. Se a metà dell'Ottocento suscitarono anche aspre critiche, oggi questi artisti possono dirsi pienamente immersi in un'arte universale e trasversalmente riconosciuta come un alto esempio di arte pura. </div>
<div style="text-align: justify;">
Luz</div>
Un tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-84368165948419725862014-09-22T17:39:00.001+02:002014-09-26T19:16:55.538+02:00Falene <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8oLH0rQg-FPSOlVQTkbZU0tT3YfxiDe0G0zMqNlNC6b5iiPEKYi5iY3oaajuufd7kx1WKM3zMNOK-ilOj6xEARcPKdf5AN0LNLzV4T0ySgZ8MT2WdKzCPARdeUcDfd0qLuHWKx4_wtBk/s1600/DSC_0990.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8oLH0rQg-FPSOlVQTkbZU0tT3YfxiDe0G0zMqNlNC6b5iiPEKYi5iY3oaajuufd7kx1WKM3zMNOK-ilOj6xEARcPKdf5AN0LNLzV4T0ySgZ8MT2WdKzCPARdeUcDfd0qLuHWKx4_wtBk/s1600/DSC_0990.JPG" height="213" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Definirsi un'attrice non è facile. Probabilmente è una parola troppo complessa e importante perchè ci si possa permettere questa velleità. Mi definisco tale quando interpreto in modo soddisfacente un personaggio, quando penso di avere raggiunto un certo livello di credibilità. Praticare l'arte drammatica a volte può essere perfino una profanazione, pur consapevoli di esserlo a un buon livello non professionale, giacchè quando non si arriva da una formazione accademica possiamo fare agire solo un istinto, uno slancio innato, una capacità. Non si può fare del buon teatro rispondendo a un'esigenza di puro divertimento, poichè il palcoscenico richiede studio e sacrificio. Mi piace pensare di lasciare il puro divertimento alle troppo numerose compagnie teatrali che fanno pura amatorialità, divertendosi e divertendo probabilmente un parterre non particolarmente raffinato. Ma tant'è. Il teatro è forse anche arte puramente popolare, fatta dal popolo per il popolo, a tutti i livelli possibili.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ho scritto un anno fa una specie di diario di viaggio, durante un viaggio fatto su terreno impervio, un passo dopo l'altro. Ho raccolto la sfida di offrire al pubblico una Virginia Woolf abbastanza credibile, raccontandone le spigolosità e le cadute, concedendomi il lusso di ripercorrerne gli ultimi fragili anni, fino alla morte. Lo pubblico qui, in questo spazio di scrittura pressoché quotidiana, perchè ne diventi parte e sia momento di riflessione per chi vorrà leggere.</div>
<div style="text-align: justify;">
Luz </div>
<br />
24 maggio 2013<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipcgsuC6AjWdnN25stD4Gs9fBBW_axB857stWpvMnONUokWx7tYlJztVryECEw2XEjohbJSb9-CksUp5Dbu5DuVtUbxt-YDaMRwp9nhCvKnCesitSJ9BfClPenjJUQifETMk1FpU4RinA/s1600/2.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipcgsuC6AjWdnN25stD4Gs9fBBW_axB857stWpvMnONUokWx7tYlJztVryECEw2XEjohbJSb9-CksUp5Dbu5DuVtUbxt-YDaMRwp9nhCvKnCesitSJ9BfClPenjJUQifETMk1FpU4RinA/s1600/2.jpg" height="240" width="320" /></a></div>
Oggi comincia a
cogliermi quella vena creativa che non mi fa stare ferma un attimo, che
mi fa vivere una sorta di frenesia instancabile.<br />
Sto per iniziare a
lavorare al più grande e bel progetto teatrale che abbia mai affrontato.
Una di quelle cose difficili e travolgenti, singolari e imperdibili.
Settimane orsono avevo convocato due amiche attrici perchè avevo il
desiderio di mettere in scena una rappresentazione a tre. Solo che non
sapevo cosa. In questo momento della mia vita, ho bisogno di quello
scandaglio nella psiche, di sperimentare, vivere esperienze nuove e
indelebili. Il premio di regia che vinsi 2 anni fa, non ha forse
dimostrato che c'è in me una forma di drammatizzazione che riesce a
trascinare un intero pubblico? Rappresentai il dolore, e con questo
vinsi. Le mie amiche attrici ovviamente hanno aderito con entusiasmo,
affidandosi quanto alla mia scelta del cosa fare, che è arrivata come
un fulmine proprio due giorni fa, e pensandoci e ripensandoci, so adesso
che è questo che farò.<br />
Avete mai visto il film "The hours", tratto
da un celebre romanzo di Cunningham, poi rappresentato come produzione
cinematografica con titolo omonimo? Ecco cosa mi attende. La prova più
grande di tutte, quella altissima e difficile. Quella che registicamente
deve essere vincente. E io sarò Virginia Woolf. Dovrò studiare a fondo
questo personaggio straordinario della Letteratura novecentesca,
approfondirne contenuti e conoscenza, studiarne ogni passaggio
biografico. Sarà un'esperienza che voglio vivere al massimo dell'impegno
e della resa scenica.<br />
<br />
28 giugno 2013<br />
Ho rilevato tutto il film, trascritto parola per parola. Poi su questa
base ho cominciato il mio "trattamento", riferendomi anche al capitale
umano con cui condividerò questa esperienza in dicembre.<br />
L'adattamento
non è difficile, perchè ho deciso di mantenere alcuni momenti nodali
della storia, e tutt'al più dovrò solo intessere alcune piccole trame
attorno a questi. <br />
Il rischio, il solo rischio, è quello di non
arrivare al pubblico. Quando si porta un lavoro drammatico c'è sempre
quel rischio di annoiare, non raccontare a dovere quegli stati d'animo.
Mi capita di pensare in questo frangente alla differenza enorme fra
comico e drammatico. Nel comico non c'è nessun approfodimento interiore,
fai ridere facilmente, ti inventi una fissazione, un tic, moduli la
voce in modo grottesco e il gioco è fatto. Nel drammatico vige
l'esatto opposto. Le voci sono la cosa più difficile, perchè le voci che
raccontano il dramma interiore devono, nel loro sforzo di credibilità,
essere all'altezza di quegli stati d'animo. Sono insomma all'ultima fase di scrittura. Le prove sono ufficialmente iniziate, sarà un bel training.<br />
<br />
30 giugno 2013<br />
Si fluidificano idee ed emozioni in me
molto intense. Questo progetto mi sta prendendo in modo totale. Vivo
delle coincidenze al limite della follia. Suggestione? Il Caso? Non
saprei. Ma mi piace pensare che qualcosa mi stia spingendo verso questo
racconto, un'energia vitale che ha in sè la sovrumana creatività
woolfiana, la profonda sensibilità di donna, lo spettro della morte
quale fonte nella quale lei deve gettarsi come destino salvifico. Mi
chiedo perchè senta questa esigenza, e mi ritrovo immensamente in quelle
sofferte parole della Virginia che intende prendere un treno senza dire
nulla a Leonard. Rivedo in Leonard (straordinario l'attore che lo
interpreta nel film) lo stesso sguardo dell'uomo che io stessa ho
sposato, quando la mia disperazione era totale, lo sconforto mi
assaliva, e l'angoscia era forte. <br />
<div class="content clearfix">
<div>
Virginia soffre immensamente
perchè è connaturato il lei il germe della follia, che la porta verso
una creatività che la salva ogni qual volta che si getta su un nuovo
progetto, io soffrivo perchè dinanzi a me s'era aperto il baratro e il
crollo di tutti i miei progetti e delle certezze, completamente sbandata
in un sentimento che non aveva ragione di esistere, sottoposta alla
volubilità e alla superficialità di un oggetto d'amore immerito. <br />
Vivo
un momento in cui capisco bene che, se c'è in me un talento nel
racconto teatrale, ebbene questo talento mi domanda di mettere questo
stato d'animo in scena, per esorcizzarlo, ucciderlo e soffocarlo per
sempre. <br />
Intendo fare di questa interpretazione il mio capolavoro. E lo sarà.<br />
Intanto,
Virginia mi "parla" attraverso i suoi scritti. Stamani ho comprato
"Flush", forse il suo romanzo ironico. E non vedo l'ora di gettarmi nei
bellissimi "Orlando" e "Una stanza tutta per sè". Mi intenerisce nello
stile sveglio e attento, ma di questo parlerò in un altra discussione.<br />
Ieri
ho visto il Piccolo teatro dei sassi, dove la mia Virginia parlerà per
la prima volta il prossimo dicembre. E la vedevo aggirarsi, di spalle,
sullo sfondo dei sassi grezzi della sala. La inseguo, la voglio in me, e
voglio che parli attraverso me. Devo tessere
attorno alla trama del film anche altro, molto altro. Devo spostare al
centro della storia questo personaggio straordinario e indimenticabile.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
5 luglio 2013</div>
<div>
Non esiste una buona Compagnia dove non c'è non solo affiatamento
(quello è comunissimo) ma anche e soprattutto affinità, profondità di
relazioni, possibilità di costruzione di un rapporto di fiducia e di
sostegno reciproco. Il mio teatro è da sempre così. La maggior parte dei registi che mettono insieme delle Compagnie, sono
l'esatto opposto. Ne ho conosciuti alcuni. Io lavoro su una componente
affettiva che per me è imprescindibile. E lo dico proprio perchè ho
fatto esperienze in altri ambiti. Per carità, atmosfere scherzose,
progresso nelle prove, ma poi tutto finisce lì, attorno all'interesse
verso un certo spettacolo, come se il percorso di raggiungimento non
contasse poi nulla o pochissimo. Io tendo invece a percepire lo
spettacolo come l'approdo di un viaggio, durante il quale si instaurano
delle relazioni d'amicizia anche molto importanti. Nel tempo,
gioco-forza si è attuata una "scrematura" di persone che non erano in
linea con le mie idee. Diversi se ne sono andati, in cerca di realtà più "facili" e meno impegnative da molti
punti di vista. Poi c'è uno zoccolo duro di attori e attrici che
assomigliano a dei mercenari oppure sono quelli di un'esperienza e via. Non si fermano mai in nessun posto, fanno
con te un'esperienza e poi svaniscono nel nulla (alcuni neanche rispondo
più alle email o ai messaggi, e magari hai trascorso con loro un anno
di lavoro).<br />
Insomma, nell'universo variegato del teatro, anche non di
professionisti, le personalità sono tante e multiformi. Ma per
esperienze così, come questa su cui lavoriamo, non occorrono persone
superficiali nè "mercenari". </div>
<div>
</div>
<div>
<br />
16 dicembre 2013</div>
<div>
Ieri sera è accaduta una di quelle cose che non sai se attribuire alla
casualità o al destino. Insomma, spettacolo PERFETTO. Tutti
meravigliosamente in sintonia, nessuna sbavatura, resa massima, e di
conseguenza partecipazione massima degli spettatori, che ieri pomeriggio
hanno riempito il Piccolo Teatro dei Sassi.<br />
Virginia ha vibrato in
me, profondamente e direttamente, il che ha creato una grande
empatia con i presenti, in scena e fuori. Credo di avere assistito a
quel miracolo per il quale tutto riesce bene perchè tutti lavorano con
la stessa intensità. E' stato meraviglioso.<br />
Gli applausi a scena
aperta sono stati tre. Più un lungo applauso finale che ci ha sorpreso.
Amici e perfetti sconosciuti ci hanno stretto la mano commossi,
complimentandosi per tutto. E ciò che è più importante, mi sono
ritrovata fra il pubblico una mia vecchia conoscenza, un regista col
quale ho avuto i miei inizi, raffinatissimo e molto esigente, che ogni
volta che è stato presente ad un mio spettacolo con moltà sincerità mi
ha detto cosa non funzionasse e cosa sì. Ebbene: mi si è avvicinato, mi
ha preso le mani, e mi ha detto che era perfetto, e che perfino mi
invidia un lavoro come questo. <br />
Vi lascio immaginare quanto fossi estasiata, conoscendo quanto sia puntiglioso, diretto, a volte incontentabile. "<b>Questo è teatro, Luana</b>".
Credo sia stato il momento più bello artisticamente parlando, solo
secondo al momento in cui fu annunciato il mio nome due anni fa come
vincitrice del Premio di Regia della Fita. </div>
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Falene è una delle esperienze più belle e forti della mia vita finora trascorsa. </div>
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<br />
27 febbraio 2014</div>
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I prossimi due fine settimana saremo nuovamente in scena. Lo chiamo "debutto" perché ho ampliato il copione, è venuto
fuori un lavoro interessante giacché la Woolf è al centro dell'azione
scenica, interagisce maggiormente e in questo modo lo spettatore ha una
visione più completa della scrittrice. <br />
Ho scritto sulla locandina
"serata speciale per l'8 marzo, Festa della donna" perché sto ideando il
modo di coinvolgere il pubblico, e sentito il parere di alcune persone
che mi seguono da sempre e sono fidatissime perché di consueto
frequentano i teatri, l'idea parrebbe molto buona. Ultimamente mi è
stato detto che il mio massimo talento artistico si esprime molto più
nei lavori drammatici che in quelli comici. Ma questo forse era intuibile, giacché anni fa vinsi il Premio di Regia Fita proprio con una proposta drammatica. <br />
Questa mia Virginia già in dicembre <i>arrivava</i>
al pubblico, ma adesso che il testo si arricchisce anche di riferimenti
alla donna di oggi. Mi stanno accadendo delle coincidenze pazzesche in
merito. Roba che a raccontarla non ci si crede. Virginia presenta la
possibilità di un riscatto. E mai come adesso sento mio questo
personaggio. Mi sento talmente bene che stento a credere che stia
accadendo proprio a me. <br />
Ho inserito nel testo brani tratti dalle sue
lettere, dal saggio Una stanza tutta per sé, dai romanzi. La mia
Virginia mette in scena il suo pensiero di una antesignana del migliore
femminismo. Non quello dispettoso nei riguardi dell'universo maschile,
ma quello che chiede ed esige anzi la possibilità di equiparare la forza
e intelligenza degli uomini che possiedono queste qualità alla forza e
intelligenza delle donne che le possiedono. <br />
Ho inserito un piccolo monologo sulla "mente androgina", è straordinario. <br />
Sono
consapevole di essermi infilata in un progetto di grandissima
difficoltà per quanto riguarda la resa scenica. Ma come sempre accade
nel teatro vero, puoi incarnare un personaggio (in questo caso
"persona") solo se senti dentro di te quell'esperienza che ti permette
di essere vera e credibile. <br />
Sabato pomeriggio, per altro, sarò
intervistata in una radio locale della capitale (cosa che mi mette una
certa ansia ma so già che saprò affrontarla col mio piglio
dialettico/ironico) per presentare il progetto, e quindi dovrò cercare
di fare arrivare i contenuti e le intenzioni di questo lavoro.</div>
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<br />
2 marzo 2014</div>
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La mia intervista radiofonica è durata 13 minuti e a detta di tutti è andata benissimo. E'
difficile parlare in radio. Utilizzare la sola propria voce, nessun
testo scritto da cui leggere, ma semplicemente trovare le parole adatte
alle domande che sono fatte, senza sbagliare né fare spiacevoli figure.
Difficilissimo! Ma ce l'ho fatta. E
poi... ieri ho volato nel cielo di Virginia, per la prima volta su un
palcoscenico che è molto diverso dal contesto del Piccolo Teatro dei
Sassi. Mi sono cambiata d'abito e pettinatura. Ora l'immagine è
decisamente più vicina al lei. E che forza ho sentito, che profonda
forza dentro di me, in ogni gesto, ogni parola... In prima fila c'era
Mariana*. Non anticipo nulla di ciò che ha detto a me dopo lo spettacolo.
<br />
Questo ruolo è inspiegabilmente bello. Mai avevo provato
un'emozione e una forza così trainante. Mai. Il solo rischio è che il
tenermi testa diventa questa volta un'impresa per chi condivide con me
il palcoscenico. Non ho altro per ora da aggiungere. Fra poche ore vestirò nuovamente quei panni e volerò in quel cielo. A presto...</div>
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* <i>L'interpretazione di Luana è stata , a mio avviso, formidabile. Talmente
intensa che avrei preferito veder sul palco solo lei. Mentre lei era di
un'intensità coinvolgente, gli altri personaggi erano meno all'altezza.
E' pur vero che il testo era molto impegnativo. </i></div>
<div>
<i>L'inizio è
stato uno molto sorprendente: palcoscenico vuoto, gli oggetti di
arredamento scelti a dovere, luce giusta e, tutto ad un tratto, la
lettera di Virginia a Leonard letta da Luana. Timbro perfetto. Profondo,
sincero, limpido e diretto nonostante la confusione presente nella
testa di Virginia. <br />L'atto è iniziato con il finale e l'ho trovato geniale.<br />Luana
nel ruolo di Virginia è stata molto, ma molto brava. "Intensa" penso
sia la parola chiave della sua prestazione. Conoscendo Virginia Woolf e
il film "The Hours" posso dire che un'interpretazione diversa non
sarebbe stata così emozionante come, invece, lo è stata quella di ieri
sera. Ho seguito con attenzione i gesti e gli occhi di Luana e bastavano
loro per sentirsi negli stessi panni del personaggio. Ecco, l'ho
percepita come la voce di tutte le donne del mondo. Una voce che ha dato
vita alle parole taciute da tutte le altre donne. <br />La messa in scena
è stata fatta alla maniera di "The Hours". Tre momenti di epoche
diverse, legati da un filo molto forte: " Mrs Dalloway" .<br />Mi hanno
colpito alcuni piccoli cambiamenti come un Richard più giovane di
Clarissa, però, alla fine, non mi è dispiaciuto. Forse, questo suo
essere giovane può dare più sostegno alla sua 'inquietudine'. <br />La
cosa che mi ha veramente fatto addirittura fare un cenno di approvazione
con la testa è stata l'azione di Luana di pronunciare a voce spenta le
stesse parole che pronunciavano a voce alta altri personaggi. Una Luana decisamente coinvolgente. Abito e pettinatura perfetti, voce assolutamente perfetta e interpretatio favolosa. Ci
vuole molta bravura per tenere alta la qualità dell'atto, qualità che
viene data, in tutta onestà, dall'interpretazione di Luana seguita da
quella di Claudio nei panni di Leonard. Mi piacerebbe rivederla.<br />Chissà...</i></div>
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<i>Grazie, Luana, per la bella sorpresa.</i></div>
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<br />
9 marzo 2014<i> </i></div>
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Come posso condensare in poche righe quello che è stato ieri
sera? Sono stanchissima e credo che non mi basterà per tutto il giorno
aver dormito tanto. Ieri sera si è concentrato tutto ciò che credevo e
volevo possibile per il mio Falene, e così è stato. La sala era piena,
c'erano importanti nostri contatti del mondo del teatro che pratichiamo,
oltre a care persone e colleghi per quanto mi riguarda che non vedevo
da anni. <br />
La mia Virginia ha vibrato di note nuove, soprattutto nella
soffertissima scena della stazione. Com'è bello lasciarsi andare,
lasciare che le parole escano fluidamente e far sì che le emozioni forti
che le accompagnano ti inondino da capo a piedi... Il pubblico era
attento e partecipe. <br />
Il finale è stato forte e intenso come nelle
volte precedenti. Il pubblico più esperto lo ha assorbito ancora meglio,
il mio discorso accorato è arrivato a tutte le donne presenti. <br />
E poi... la mia sorpresa. Rigorosamente partorita di notte (!) Le
rose erano gialle e bianche, le abbiamo confezionate con un rametto di
mimosa e le abbiamo legate ciascuna ad una strisciolina di carta su cui
ho messo una frase augurante, il link al sito e l'indirizzo email, e qua
e là, 10 striscioline ciascuna recante un frammento di una poesia molto
bella di questa Francesca Pacini giornalista e scrittrice che ho fra i
miei contatti. Luci accese in sala dopo i lunghi applausi (mi devo
scaricare le tasche del cappotto dei sassi che vi infilo prima di
avviare la mia Virginia verso il fiume nel quale si annega), noi con i
nostri mazzi di rose in mano usciamo per la seconda volta, scendiamo dal
palcoscenico e consegniamo una rosa a ciascuna donna del pubblico. Le
facce sono stupite e contente. Risaliamo in palcoscenico e dico a tutti
di aprire il biglietto, coloro che si trovano i frammenti di poesia sono
invitate in palcoscenico a leggere a turno, perché vogliamo coinvolgere
le donne in un afflato unico fra parterre e palco, e perché vogliamo
dire qualcosa di importante tutti, attori e non. <br />
Le donne in platea
si guardano un po' incerte e poi cominciano a salire, fra applausi e
parole di ammirazione. Ci riuniamo tutti in palcoscenico, siamo noi 6 e
10 della platea (fra cui due uomini, per altro). Com'è bello sentirli
uno ad uno a turno, emozionati e desiderosi di esserci e dare un
contributo. Il risultato è un perfetto amalgama fra lo spazio della
finzione scenica e quello dello spettatore. E il momento è commosso e
straordinariamente diverso da tutto ciò che uno spettatore poteva
attendersi. <br />
Chiudo la lettura di gruppo dicendo che quella rosa di
ciascuno non vada persa, nel suo morire sia fatta seccare, sia chiusa
fra le pagine di un libro perché resti sempre, e poi donata ad una
persona cara quando sarà il momento. I volti sono raggianti, sono certa
che ciascuno stia pensando a chi destinarla. <br />
Il gruppo si scioglie
fra i saluti finali, scendo dal palcoscenico, e vengo letteralmente
inondata di abbracci, strette di mano, occhi che mi guardano lucidi e
curiosi di guardare da vicino quella vibrante attrice di prima. Sono
come stordita, torno a dire che emozioni simili a queste ho provato solo
la sera in cui 250 persone applaudirono la vittoria del Premio di
regia, non posso che assimilare questi a quei momenti. <br />
Mi ritrovo
dinanzi volti che non vedevo da anni, e la mia gioia non sta solo nel
rivederli, ma nel sapere che hanno scelto quella sera e me. Ovviamente
parlo del pubblico che appartiene a me, gli altri attori hanno i loro
parenti e amici da salutare. Io non ho famiglia qui. Le persone che mi
abbracciano, che vogliono farsi delle foto con me, che mi dicono
"grazie", non sono che lontane conoscenze, vecchi colleghi, sconosciuti
rimasti colpiti da un racconto che non si dimentica. <br />
Falene è per me
come un approdo, un'isola piccola e ridente e rigogliosa dove la mia
barca ha attraccato e sulla quale mi lascio inondare da un sole caldo e
assaggio frutti dolci e succosi. Qualcosa mi dice che questa ricchezza
può provenire solo dalla sofferenza di buia esperienza, e ringrazio
Iddio e me stessa per avere lasciato che il tempo plasmasse in me nuove
forme, idee, attingendo paradossalmente al dolore. Tanta scuola di
discipline performanti legate al teatro insegna proprio che l'attore più
completo è quello che destreggia e utilizza un'esperienza di dolore
sedimentata e cristallizzata, superata, vinta e perfino usata per essere
qualcosa di più, sapere arrivare fin dentro al midollo dello
spettatore, rispettare rigorosamente questa straordinaria arte
ineguagliabile donando generosamente e a piene mani.<br />
Quanto lontana è
quella giovane attrice che muoveva i primi passi in palcoscenico, che
riteneva troppo impreparata per un lavoro coraggioso. E' vero, non si
può affrontare un progetto di questa portata se dentro di te non ti
muove una forza sovrumana che chiede di essere tradotta in un messaggio
forte, pulito, definito e rifinito. <br />
Questo è il mio Falene, questa sono io.<br />
Luz </div>
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<i><br /></i></div>
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Un tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-4915000224660668862014-09-22T16:54:00.001+02:002014-09-22T16:55:36.570+02:00Virginia Woolf <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpl7BOAZWq-ae1T6IzZpun4VCdSu7ulb7HXjfbIcQcjveHYA696ZoWI-VQkM7cVKU-asKpx_Iy0hATYQWPR1bDSQLvhVSuZFueVJPDCRnJ3CrU_XV_rlGFTdZhwnNi6aC1GX7eAUNiiSo/s1600/1939532_693984287312065_2008887242_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpl7BOAZWq-ae1T6IzZpun4VCdSu7ulb7HXjfbIcQcjveHYA696ZoWI-VQkM7cVKU-asKpx_Iy0hATYQWPR1bDSQLvhVSuZFueVJPDCRnJ3CrU_XV_rlGFTdZhwnNi6aC1GX7eAUNiiSo/s1600/1939532_693984287312065_2008887242_n.jpg" height="320" width="244" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Si può scoprire una donna come Virginia Woolf anche in età matura, regalandoti il gusto di un lento svelamento. Perchè Virginia si svela lentamente come una grandissima donna: intelligente, estremamente sensibile e profonda, un mix
che splendidamente si concentra in tutto ciò che ha vissuto e scritto.
Interpretarla in una pièce teatrale può sembrare azzardato, e difatti un'operazione simile richiede coraggio e fiducia nelle proprie possibilità. Per poterla portare in scena, lo studio è stato complesso. Mi sono
anzitutto regalata l'interessante biografia di Nadia Fusini, la massima
conoscitrice della Woolf in Italia. Che mirabile viaggio ho compiuto.
Ho visto le sue fotografie, letto diversi suoi scritti, le ho guardato
gli occhi degli anni felici. Virginia non è la donna cupa e triste che
tanti hanno descritto. E' (perchè resterà sempre) una donna straordinariamente vivace e
appassionata e amante della vita - quale immensa contraddizione in quella
morte cercata e ottenuta!
Mi sono commossa dinanzi alle foto delle sue feste in casa, a quella
gioventù gaudente che ha alimentato con la sua ospitale cordialità e l'intento di creare cattedrali di pensiero.</div>
<div style="text-align: justify;">
E' evidente che per ogni scrittore esista un "progetto" narrativo prima
di scrivere. Ma pochi sono istintivi in questo, e preferiscono la
rassicurante scaletta lungo la quale costruiscono il tessuto narrativo.
Virginia è immediata, procede per lampi di intuizione e pertanto la sua scrittura è come
"ondeggiante" fra l'adesso e i pensieri. Straordinaria! Ma allo stesso
tempo forte, vagamente androgina, cerebrale, direi unica. </div>
<div style="text-align: justify;">
Se potesse parlare, cosa racconterebbe Virginia? Lasciamole la parola.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj158YPcpacgXzpfopWb3YSIfYTaMPkfazV96oXjIHe8QitwnrZpZg_i4WJ2GqaqRhly3sRGiZSp861Fl2GBNixkXxTzsvNfc6f4hfuFG0EF1GOXTd750BUOuo7ooGayXKmtHUq-NIIGZw/s1600/IMG_7286.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj158YPcpacgXzpfopWb3YSIfYTaMPkfazV96oXjIHe8QitwnrZpZg_i4WJ2GqaqRhly3sRGiZSp861Fl2GBNixkXxTzsvNfc6f4hfuFG0EF1GOXTd750BUOuo7ooGayXKmtHUq-NIIGZw/s1600/IMG_7286.JPG" height="213" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Luz </div>
<div style="text-align: justify;">
---</div>
<div style="text-align: justify;">
Quanto potrei narrare della mia vita, finita tragicamente per mia scelta.</div>
<div style="text-align: justify;">
Se
guardo indietro, vedo una bambina, che si immaginava imprigionata in un
acino d'uva, forse memore di quel calore fluido che solo nel liquido
amniotico si prova. Non ne abbiamo memoria o forse possiamo ricordarne
la sensazione di avvolgente abbraccio? Dal mio acino d'uva vedevo il
mondo esterno, distorto come in una concava visione. Poi ricordo una
casa, St. Ives, dove trascorsi gran parte dell'infanzia. Una grande
scala, la passiflora argentea che si arrampica sulla facciata della
casa, mia madre, la mia amata madre che al mattino, capelli sciolti e
trine bianche, respira l'aria tersa. Ricordo la nascita dei miei
fratelli minori, così come la mano di mia sorella maggiore, che
sorveglia ogni mio passo. Forse vissi più lei che la mia stessa madre.</div>
<div style="text-align: justify;">
Julia,
la donna che mi ha dato i natali, era una vedova che trovò in mio padre
l'uomo che avrebbe potuto donarle un po' di serenità. Vidi sempre in
lei ciò che non volevo diventare, malgrado l'amore che provassi. Volevo
essere come i miei fratelli, liberi e volitivi, ma in compenso avevo
l'amore di mio padre, che riuscivo a corteggiare come una innocua
civettuola...Qui sono assieme a mia sorella, Vanessa Bell Stephens. Io sono a sinistra della foto.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFH_2zXegtvcLibYnFBWGX6frBFMpzT4qtuM4CVaFUZMHjfXoby2ZMTTnYQ9oyEptobKeoEnzCc3rUe0APC-u4_56LBmEZqOB5upkbFpRjbM9uZIBdJ6-FCrgscwjlLPh6F0zFQe8jsio/s1600/1-sisters-virginia-woolf-and-vanessa-bell-stephens.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFH_2zXegtvcLibYnFBWGX6frBFMpzT4qtuM4CVaFUZMHjfXoby2ZMTTnYQ9oyEptobKeoEnzCc3rUe0APC-u4_56LBmEZqOB5upkbFpRjbM9uZIBdJ6-FCrgscwjlLPh6F0zFQe8jsio/s1600/1-sisters-virginia-woolf-and-vanessa-bell-stephens.jpg" height="320" width="230" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Quando morì mia madre, avevo appena 13 anni. </div>
<div style="text-align: justify;">
I miei ricordi si
mescolano a sogni strani che feci all'epoca, quindi non saprei dire se
sia realmente accaduto che entrassi in una stanza dove c'era la salma e
baciassi la sua fronte fredda.</div>
<div style="text-align: justify;">
La morte di mia madre cambiò le nostre
vite. Mio padre non fu più lo stesso, vendette la bella dimora estiva
di Talland House, e si chiuse in un cupo atteggiamento, che lo portò a
volte a essere freddo e distaccato con noi tutti. Mia sorella maggiore
sostituì mia madre nell'amministrazione domestica, e credo che molto
perse in questo, in anni d'adolescenza in cui tutto doveva invece essere
luminoso e folle. I miei fratellastri divennero ingombranti e uno di
essi cominciò d'abitudine a scendere nei nostri appartamenti e venire da
me, nella mia stanza, ad abusare di una piccola ragazza che mai
denunciò questo fatto. Non saprò mai quanto mi segnarono quelle oscure
carezze, ma credo di non esserne stata immune nel mio percorso di
vita...</div>
<div style="text-align: justify;">
Queste siamo io e le mie due sorelle, Vanessa e Stella.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg90mLRxFiuSGiPP12nOXHgKH6ktVwtUkBunnszCE4jlJfWLjwOCx_8wQVbzCAZIlsi-fLAthB6kZZhnjlAfZSPfufjwsq6lvva7O19bvycVwXtC80FyZPzRWPlACkXCDxPQqkFJeWgI-U/s1600/150866_457100677695621_2105170291_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg90mLRxFiuSGiPP12nOXHgKH6ktVwtUkBunnszCE4jlJfWLjwOCx_8wQVbzCAZIlsi-fLAthB6kZZhnjlAfZSPfufjwsq6lvva7O19bvycVwXtC80FyZPzRWPlACkXCDxPQqkFJeWgI-U/s1600/150866_457100677695621_2105170291_n.jpg" height="218" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
E veniamo all'uomo che ho sposato, il buon Leonard.</div>
<div style="text-align: justify;">
Come
era usanza per molti giovani inglesi, andò a soggiornare a Ceylon per
diversi anni. Lo avevo conosciuto poco prima che partisse, c'eravamo
incontrati proprio nel mio salotto letterario e rivoluzionario a
Bloomsbury. La sua partenza non mi aveva addolorata. Io ero presa da
Clive, che ho detto avrebbe sposato mia sorella, dalle mie carte, gli
studi, le amicizie che mi hanno seguita fino alla fine. Leonard era
stata una presenza discreta e fugace a quei tempi. Quando tornò, si lego
profondamente al gruppo, si sentì parte del nostro progetto culturale e
sociale. Dovete considerare che il fervore intellettuale di Bloomsbury
era qualcosa di straordinario e vitale. In campi diversi, chi nella
propria esistenza, chi nella propria disciplina, chi nell'arte, chi
nella scienza, noi liquidavamo il passato, trasformavamo il presente,
anticipavamo il futuro.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il ritorno di Leonard in Inghilterra segnò
profondamente il suo destino, non solo per avermi presa in moglie, ma è
bene che faccia un passo indietro e vi dica perchè era partito. Era
ebreo, e aveva dovuto rinnegare il suo giudaismo. Aveva dovuto come
sottoporsi all'abiura di suo padre, che ne sconfessò perfino
l'esistenza, e si era legato profondamente a noi tutti. Leonard aveva
dovuto imparare a vivere con altri mezzi, nutrendo un pensiero e
un'esistenza del tutto laici. Una volta laureatosi, aveva lasciato
Cambridge, a malincuore, ed era partito per Ceylon per guadagnarsi da
vivere, non aveva avuto altra scelta.</div>
<div style="text-align: justify;">
Mi raccontò che a Ceylon aveva
lavorato undici ore al giorno sette giorni su sette. Gli era stato
affidato il governo di un intero distretto. Era stato poliziotto,
magistrato, giudice, medico, veterinario, esattore, e altro. In un luogo
senza strade nè ferrovie, solo, senza alcun altro europeo accanto.
Acquisì in quegli anni la sua tenacia, che diventò una piega del suo
carattere. C'è da dire anche che sfiorò una certa misantropia e che
imparò a detestare la mediocrità.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quando tornò a Londra, Leonard
aveva in sè alcuni aspetti del suo carattere che mi affascinarono e
incuriosirono. Mi catturò il suo riflesso paterno, divenne gradualmente
per me il padre che avevo perso, o che avevo da sempre desiderato. Non
era forse vero che Leonard assomigliava a mio padre per l'ambizione
almeno?</div>
<div style="text-align: justify;">
Ci incontrammo a Gordon Square, nella stessa casa dove lo
avevo conosciuto sette anni prima e restò incantato quando gli tesi la
mano (mi avrebbe poi detto che lo aveva affascinato constatare come
fossi cambiata, in meglio), restò fermo come se vivesse l'emozione di
una bellezza.</div>
<div style="text-align: justify;">
Mi disse una frase in francese: <i>L'armonie la plus douce este le son de la voix de celle que l'on aime. </i>Non mi amava ancora, ma si era innamorato dell'idea di amarmi.</div>
<div style="text-align: justify;">
E
io? In età da marito, come avevo preso quelle attenzioni? Devo
confessare che desideravo fortemente sposarmi e che non volevo
assolutamente restare zitella. Era una questione di femminilità. Avevo
diversi pretendenti, anche illustri, ma nessuno pareva fare al caso mio.
Leonard, invece, forse sarebbe potuto andare bene, e lo invitai in
campagna.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ricordo bene quei giorni. Passeggiamo per le colline del
Sussex, e parlammo parlammo parlammo. Era diverso dagli altri uomini che
conoscevo, tutti più simili ai miei fratelli, tutto o quasi figli di
un'aristocrazia intellettuale. Forse perchè era ebreo, forse perchè suo
nonno faceva il sarto, Leonard aveva in sè qualcosa che lo rendeva
affascinante e diverso insieme.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quando mi chiese in moglie, pertanto
accettai. Mi sarei mescolata con una classe media di professionisti, io,
Virginia Stephen, nella quale vibrava un'aristocrazia di lettere tra le
migliori del paese. Leonard non mi avrebbe offerto alcun blasone, solo
la propria indefessa volontà di lavorare.</div>
<div style="text-align: justify;">
Però, attenzione: io non
sposai Leonard, tradendo la mia classe sociale, per obbedire ad
un'altra. Mi piaceva perchè era un outsider esattamente come me. Lui era
duro, inflessibile, esigente, irreprensibile, esattamente come mio
padre. Mi accorsi anche di una sua cupezza, perchè non amava ridere nè
giocare, attività che noi giovani di Bloomsbury adoravamo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Fu così
che Leonard mi sposò, venne ad abitare all'ultimo piano di Brunswick
Square, e cominciò a portarmi il vassoio del pranzo al secondo piano,
perchè non dovessi scendere. Io scrivevo in quegli anni <i>La crociera</i>. Eccoci nel giorno del nostro matrimonio.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1gr2_N95No_kB2zAhXX20aJKHFL1IMyaRva5bxjMu9p9E3qxHE31jiisF4aiTBSzLfxhP8FN7wKQX8RSPv09UXlbDLLfmLAc8ZKd7DuCzA8XTpP_Y-j28-j2pk4yl-MoU1VFUmWjaWqw/s1600/7301_493902014015487_422292438_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1gr2_N95No_kB2zAhXX20aJKHFL1IMyaRva5bxjMu9p9E3qxHE31jiisF4aiTBSzLfxhP8FN7wKQX8RSPv09UXlbDLLfmLAc8ZKd7DuCzA8XTpP_Y-j28-j2pk4yl-MoU1VFUmWjaWqw/s1600/7301_493902014015487_422292438_n.jpg" height="320" width="247" /></a></div>
<br />Un tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-47076609791703789532014-09-18T13:50:00.001+02:002014-09-18T13:50:28.948+02:00Una fragile armonia<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiL0wvP4MuOiZw42ZldbzjIjNA9c3ZwXOM7lbHoyzKqI2DXDj3CV5ctxEuyrAntBvKwSsjukE2gUmLg5lhenzDqdN6ltfdHThe9OAABNrKhcaeomLy9RwUmxcpeb_1WBpPHcDB7ddviJPo/s1600/1db.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiL0wvP4MuOiZw42ZldbzjIjNA9c3ZwXOM7lbHoyzKqI2DXDj3CV5ctxEuyrAntBvKwSsjukE2gUmLg5lhenzDqdN6ltfdHThe9OAABNrKhcaeomLy9RwUmxcpeb_1WBpPHcDB7ddviJPo/s1600/1db.jpg" height="320" width="240" /></a>Interessante questo racconto ambientato nel sofisticato mondo della musica classica, che si fa cornice di un intreccio sulle relazioni umane, sull'ambizione e la frustrazione, sulla solitudine e il rancore. </div>
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Trama semplice: il maestro di violoncello, fondatore del quartetto, è colpito dal Parkinson, pertanto non potrà più sostenere i virtuosismi dell'Opera 131 di Beethoven, il prestigioso repertorio della tournée imminente. Il ritiro dalle scene, sapientemente preparato, fa da sfondo alle difficili relazioni fra gli altri tre componenti del gruppo, che modificano il loro percorso consapevoli del vuoto che lascia il loro maestro e mentore. I protagonisti si scoprono in equilibrio instabile, al centro di un sistema cui solo la musica riesce a dare stabilità. Robert, il secondo violino, intende prendere il posto di Daniel, primo violino, amico e maestro di strumento di sua figlia; il dialogo fra Robert e sua moglie Juliette, violista del quartetto, precipita fino al tradimento di lui con una danzatrice di flamenco; Alexandra, loro figlia e promettente violinista, inizia una relazione con Daniel. E' tempo di resoconti e bilanci dell'ultimo ventennio, mentre Peter sprofonda lentamente nella sua malattia e si prepara al suo addio alle scene. </div>
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<br /></div>
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<i>Forse Beethoven cercava di sottolineare il senso di coesione, il senso di unità fra fatti della vita.</i></div>
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Questo film diventa una lente di ingrandimento di ciò che può celarsi dietro il celebrato mondo dei più grandi interpreti della musica, mostrando miserie umane che accomunano questi virtuosi musicisti al resto del mondo. Sono in grado di farsi preziosi interpreti di partiture complesse, ma sacrificando preziosi affetti, diventano attenti a ogni piccola coloritura, pronti a sfidare la narrazione del genio e farsene reinventori, ma perdendosi nel contempo dinanzi ai bisogni di una figlia, che urlerà la sua solitudine o rifuggendo ogni altro rapporto umano, totalmente immersi nell'incanto di quelle opere complesse. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtu6SNUObwHIGn1ijTEdGutTakp2S8xt22h9XZf1WruopAyj63wbRKbT6YmZa2YuQa4jz4-L8mcbjuTrEiVQW5xzV51U7dWjaJHDF8jHZlABSjz25A0cpIejN2OO_HtYIRjSdwxREm8L0/s1600/1da.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtu6SNUObwHIGn1ijTEdGutTakp2S8xt22h9XZf1WruopAyj63wbRKbT6YmZa2YuQa4jz4-L8mcbjuTrEiVQW5xzV51U7dWjaJHDF8jHZlABSjz25A0cpIejN2OO_HtYIRjSdwxREm8L0/s1600/1da.jpg" height="168" width="320" /></a></div>
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Uno degli aspetti più interessanti del film è proprio questa aperta dichiarazione nei riguardi del dovere della conoscenza. In una delle scene, mentre Alexandra, ancora acerba violinista, tenta di suonare un brano difficile, Daniel spegne ogni sua velleità mettendone fra le mani tre volumi sulla vita di Beethoven, dicendole che è impossibile suonare senza prima conoscere a fondo le intenzioni, i contenuti, le direzioni di chi crea quelle partiture. Il rigore dello studio che diventa indispensabile per essere autentici musicisti. Il prezzo è altissimo, ma questi studiosi hanno costruito il loro percorso consapevoli che non esistesse nient'altro che volessero attraversare, sperimentare, nel quale volessero immergersi totalmente. </div>
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Ho fatto l'ennesima riflessione sull'onestà di chi realmente lavora perchè un capolavoro venga perpetrato, su chi comprende ogni giorno quanto sia necessario lo studio vero e il rispetto di ciò di cui i grandi ci hanno reso eredi. Il film racconta pertanto essenzialmente questo aspetto e si fa metafora di quanto possa costare l'autenticità e la credibilità. Da vedere. </div>
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Luz </div>
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<br />Un tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-58172974173521600452014-09-10T17:50:00.000+02:002014-09-10T20:31:32.294+02:00Frida: una maestra di vita<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjunTX2YSBzepet_zNPwMT9diwtkX9mBoYkaxkqhRMhsL4gCQwnLR3gkBGQH94yQZH_Rp0Ucj2c8Nix-bW7PuvOh-7COrADkzemK5PvmvRa3QzaPiEK-39ePaaPtPA6Fz7x0Gzu9N6tvts/s1600/1b.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjunTX2YSBzepet_zNPwMT9diwtkX9mBoYkaxkqhRMhsL4gCQwnLR3gkBGQH94yQZH_Rp0Ucj2c8Nix-bW7PuvOh-7COrADkzemK5PvmvRa3QzaPiEK-39ePaaPtPA6Fz7x0Gzu9N6tvts/s1600/1b.jpg" /></a>Alla fine si è arresa. Con coscienza e consapevolezza ha deciso di togliersi la vita finchè fosse ancora in grado di farlo. In quest'ultimo libro che ho letto, il quinto su Frida Kahlo, non pensavo di trovare qualcosa di inedito, di chiarificatore di ciò che è stata la vita di questa grande donna, di questa originale e insolita pittrice, di questa tenera e disperata amante. Con il mio insaziabile desiderio di saperne di più...di più....Invece ho trovato qualcosa di veramente stupefacente che mi ha resa incredula, indifesa, in un certo senso, di fronte a tanta forza. Ho trovato una maestra di vita. </div>
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Delle sue disgrazie fisiche sappiamo ampiamente. La polio all'età di sei anni che la farà combattere per tutta la vita con quella sua "gamba matta" oggetto di scherno da parte dei compagni a causa dello zoppicare. Poi, era settembre, adolescente, passeggiava con Alex primo fidanzatino, faceva caldo. Un ombrellino di carta avrebbe cambiato per sempre la sua vita. Lo schianto e non percepire nulla. L'abisso del più grande oceano sulla terra solo quando qualcuno chino su di lei le aveva estratto un pezzo di corrimano conficcatosi nel suo ventre. Un abisso di dolore e una nuvola di sangue. Da questo momento entra nella vita di Frida con prepotenza, con cinica e perfida insistenza, il Demone, quell'atroce dolore che non l'abbandonerà mai se non in quei momenti in cui Frida riuscirà a"tenerlo buono"e con quali sovrumani sforzi! Certo, è un Demone e le armi per affrontarlo a tu per tu, guardandolo sempre negli occhi, senza abbassare lo sguardo mai, (se ne approfitterebbe) è la consapevolezza che esiste, c'è. Ecco l'insegnamento, inconsapevole sicuramente, all'inizio, che Frida impartisce al lettore. </div>
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Da subito rifiuta categoricamente la compassione. Già quando i compagni la prendevano in giro a causa della polio, lei rispondeva con disprezzo, anzi trasforma la cattiveria dei compagni in capacità difensiva. E' in questo momento che invidia non i bambini che non zoppicano, ma quelle creature con le ali: le farfalle, gli insetti, gli uccelli. Fantastico mondo in cui si rifugiava cercando e, trovandolo, sollievo per la sua anima, per il suo spirito. La spiritualità di Frida è innegabile, trovo che sia presente ovunque. E' nella sua origine messicana. Ma la compassione, nelle sue condizioni, quando è costretta a stare immobile a letto per mesi e mesi compressa, strizzata, in quegli orribili strumenti di tortura che sono i molti busti di vario tipo e grandezza, le corre dietro. Ma lei che si ritiene più forte, più veloce, quando appena può, va in bici, si arrampica sugli alberi e siccome lei era diversa si può permettere cose inconcepibili per le altre bambine: wrestling e pugilato. E questa è la mia prima lezione. </div>
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Seconda lezione:quando il dolore ti costringe, ti imprigiona troppo nel tuo corpo, allora devi uscire. Diventare qualcun altro. Per lei la pittura, decide di dipingere se stessa, far "urlare" i suoi quadri. Ma non dimentica mai, neanche per un istante, il Demone che si trasforma, assume mille sembianze pur di trarla in inganno, di sottometterla, ammansirla. Ma lei è sempre più forte ora che ha la sua arte, i suoi quadri. </div>
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Terza lezione: consapevolezza della condanna che incombe, è il suo destino. E' la pena di morte, continuamente rinviata, ma sempre accanto a lei, paziente ma sicura di sè. Ma Frida vive la sua vita. Intensamente, con passione, da donna intelligente, fragile, curiosa, trasgressiva, eccessiva, sempre a rincorrere il tempo. Ama Frida, sempre, anche coloro che non meriterebbero la sua accondiscendenza, la sua comprensione. La sorella, Diego.</div>
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Quarta lezione: Diego l'ama tantissimo e lei lo capisce solo attraverso la pittura, per questo lo perdona. Noi oggi, forse, non saremmo indulgenti, non perdoneremmo un uomo che tradisce sessualmente e continuamente Frida. Ogni modella, ogni donna Diego la deve anche possedere. Ma Frida non subito, ma gradualmente capisce il perchè e continua ad amarlo. Il loro è un legame speciale, istintivo, profondo. Quando fanno l'amore sono due anime che si fondono.</div>
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Quinta lezione: la maschera che Frida ha deciso di indossare per ingannare il mondo, chi le sta vicino, chi la compatisce, chi la sottovaluta. Questo le permette di essere lei consolatrice delle pene altrui, fa quello che desidera, si diverte anche, gioisce come in una rappresentazione teatrale e anche il suo Demone si stempera, si acquieta. Ma era temporanea la tregua. </div>
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Ultima lezione: non si può sfuggire al proprio destino, la condanna a morte è esecutiva. Frida lo capisce, si confronta con se stessa. Ha quarantasette anni, ha subito trentadue operazioni, forse di più, ha lottato ma finchè ne aveva visto il senso. La sua pittura, i suoi quadri attraverso i quali noi conosciamo la vera Frida, non la maschera. Il vero dolore, la vera sofferenza, tutto: il Demone, la Morte che la affianca sempre. L'urlo della sua intera esistenza. Ma quando ha capito che il suo percorso era giunto a termine, che non avrebbe più potuto dipingere ha deciso. Quest'ultima parte del libro, devo essere sincera, non volevo leggerla. Avevo la sensazione che non avrei approvato, l'avrei criticata e invece....non desiderava più scappare, si sentiva soddisfatta di quello che aveva fatto e anche di quello che aveva ottenuto. Con lucidità immagina le persone care e il ricordo che avranno di lei. Le forze le servono per dimostrare a se stessa che non ha più aspettative quindi deve essere coerente fino in fondo. </div>
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L'amputazione della gamba è l'ultimo atto, è il momento di far calare il sipario per davvero questa volta. Lei amava la vita e era grata di essere vissuta "malata in un mondo di gente sana e normale". Togliersi la vita come ultimo atto della sua volontà. La puntura non la sentì neanche. "Il bianco la inondò". E mentre sto finendo di scrivere, guardo la copertina del libro "Il letto di Frida" di SlavenKa Drakuliç" e mi sta sorridendo! </div>
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Cris</div>
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Un tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-37766347046359858012014-09-06T12:23:00.000+02:002014-12-30T14:17:00.778+01:00Murakami - Norwegian Wood<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-1tb-F-Jtw74cs3R0vP__pfE3RCCfOoLR7drZ3e4vX7tXNFUZwzgU4azEIDR_ahvPQbl5kKCRye9VteGALkLX8B4kJOCcy7YmhD8Rfj4sxoO6FsmfuQ6Yww6PQ_4zfJozoAsgxvZ5wAI/s1600/nor.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-1tb-F-Jtw74cs3R0vP__pfE3RCCfOoLR7drZ3e4vX7tXNFUZwzgU4azEIDR_ahvPQbl5kKCRye9VteGALkLX8B4kJOCcy7YmhD8Rfj4sxoO6FsmfuQ6Yww6PQ_4zfJozoAsgxvZ5wAI/s1600/nor.png" height="320" width="210" /></a>Non delude le aspettative questa storia apparentemente "leggera" e in realtà complessa, una sorta di "educazione sentimentale" ampiamente ispirata ai romanzi ottocenteschi di formazione, che in questo scrittore hanno creato fin da giovanissimo una forte suggestione. La vicenda non è che un lungo flash back del protagonista, Watanabe Toru, giovane studente universitario negli anni dal '68 al 70, e in questo lungo ricordo si intrecciano le storie dei tanti personaggi solo apparentemente comprimari, tutti legati in modo profondo a Watanabe, ciascuno destinato a tracciare un segno forte nella sua vita. Questo modo di raccontare è singolarissimo e assai interessante. Se Murakami pare fare riferimento al Dickens di "David Copperfield", la storia di Watanabe sembra non porre mai il protagonista realmente in primo piano, quanto piuttosto essere strumento che mira al racconto delle altre vite a lui legate. Ne risulta un intreccio ricco benché lineare, complesso perchè ciascuna esperienza narrata sembra una lama che lentamente affonda, che descrive il destino del protagonista, le sue scelte, il tormento adolescenziale unito all'impossibilità di restare indifferente dinanzi ai colpi del destino dei molti che Watanabe ha scelto perchè possano far parte del suo costruirsi. Mi interessava scoprire come uno scrittore giapponese, di cultura diversa dalla mia, potesse narrare una vicenda nella quale i lettori occidentali si sono facilmente identificati, e ho scoperto che tanta cultura occidentale è in questo romanzo, ricco di riferimenti alla letteratura e alla musica pop americana ed europea. Letteratura e musica diventano mezzi potentissimi nel racconto, romanzi e brani celebri che Watanabe ama leggere e ascoltare e sui quali forma la sua identità culturale, che si arricchisce di questa universalità.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1gOpqqubs2PHGthuGeNtwvDihlcQzVy2l0ZYPfInIhVH7cUqal-lqjC2EbRktiPbv8-KIbf-M8p4x1IejwM5qprku_3Hwv4o669q84qyEGEHFLAYmP96PRHbvt-7RDQfz_gRGnIjrQrQ/s1600/1.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1gOpqqubs2PHGthuGeNtwvDihlcQzVy2l0ZYPfInIhVH7cUqal-lqjC2EbRktiPbv8-KIbf-M8p4x1IejwM5qprku_3Hwv4o669q84qyEGEHFLAYmP96PRHbvt-7RDQfz_gRGnIjrQrQ/s1600/1.jpg" height="212" width="320" /></a>Attorno a Watanabe ruotano vite dalle tinte forti, tutte caratterizzate da elementi unici, caratteri che il protagonista osserva per prenderne le distanze o imparare alla ricerca di una propria identità. L'intelligenza e la perfidia di Nagasawa, per fare un esempio, il suo migliore amico nel quale gli è difficile identificarsi, ma che ammira e imita per poi distaccarsene consapevole di una distanza incolmabile da lui. Ma le vite indimenticabili del romanzo sono quelle dei personaggi femminili: Naoko, Midori, Reiko. Tre donne diverse eppure unite da quegli elementi comuni tipicamente femminili - fragilità, sensibilità, forza attrattiva - dalle quali Watanabe sarà in qualche modo travolto. Naoko è l'Amore puro, idealizzato, etereo. Midori è l'Amicizia, la concretezza, la velocità. Reiko è la Donna per eccellenza, la forza, le radici. Tre donne legate alla vita di Watanabe nel biennio narrato, ma destinate a lasciare un solco indelebile in lui.</div>
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Su tutto, aleggia una forza "altra" che compare a più riprese nella vicenza, la Morte. Watanabe la sperimenta per la prima volta con la perdita del suo primo migliore amico, Kizuki, e la svolta è già lì. Mirabile il passaggio in cui il giovane comprende la verità ineluttabile, che la morte è parte della vita.</div>
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<i>La morte non è l'opposto della vita,</i></div>
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<i>ma una sua parte integrante.</i></div>
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Murakami lo scrive così, come un distico immobile sulla pagina, un principio assoluto che grava sugli uomini, che la scelgono per liberarsi o ne sono travolti loro malgrado.</div>
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Luz </div>
Un tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-92131290208413921992014-08-26T19:44:00.002+02:002014-09-01T14:21:24.595+02:00La cognizione del dolore<div style="text-align: justify;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgF16JOk-6fbltCw88cUcFw6bCe4TwzXXMVfTveRANMjArLHauA21f5ky1yKLC46TwXStef8Bm4iISskTvDGGdF5cICX8gDhYhxiwr5gXIRstZCRNzIrZh5-KYIKp95GjO4HGc2L2Y-hgE/s1600/1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgF16JOk-6fbltCw88cUcFw6bCe4TwzXXMVfTveRANMjArLHauA21f5ky1yKLC46TwXStef8Bm4iISskTvDGGdF5cICX8gDhYhxiwr5gXIRstZCRNzIrZh5-KYIKp95GjO4HGc2L2Y-hgE/s1600/1.jpg" height="320" width="191" /></a>Sono parecchi giorni che ho in mente di scrivere questa riflessione sull'eco ancora presente del dolore per la scomparsa così tragica e inattesa di Robin Williams. Tutto è nato dalla lettura e rilettura di due miei compagni di viaggio, uno recente l'altro più lontano.</div>
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Pietro Citati in quell'affascinante, perspicace e raffinato libro, che ho appena finito di leggere:"La malattia dell'infinito", fa un ritratto di Joseph Roth iniziando così:"......J.Roth aveva un'immaginazione immensa...in ogni rigo che scrisse ritroviamo le ferite della sua anima, desideri impossibili, la caduta, la precipitosa discesa verso la morte....le sue storie sono un'incessante autobiografia". Sono corsa a rileggere "La leggenda del santo bevitore" e a tornare con la memoria al suo grande interprete, nel film, appunto, Robin Williams. Non so perchè, ma istintivamente questi due personaggi, così lontani mi sono sembrati molto simili e volevo trovare, ad ogni costo, la mia certezza. "La leggenda del santo bevitore"è stato l'ultimo capolavoro uscito dalle sue, di J.Roth, tremanti mani di alcolizzato. Anche lui aveva sempre fuggito qualcosa e qualcuno, era un viandante. Come il suo "santo bevitore" sprofondò nell'alcol come in un abisso. Ma, stranamente, l'alcol risvegliava in lui la potenza nascosta del riso. Racconta Citati che, la sera, nella piccola rue de Tournon, le risate erano così fragorose che dovevano accorrere i poliziotti! Roth diceva che se non avesse avuto l'alcol non avrebbe avuto buone idee. Ma mentiva, dice Citati, tutto doveva al suo genio. Ma anche l'euforia, l'eccitazione che si trasformava in limpidezza narrativa, e "La leggenda del santo bevitore" è un capolavoro in questo senso. Ma c'era anche fascino, candore,tenerezza, ironia, irrealtà, leggerezza.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2pujxk9jeI6y6QWbZu4aMVAGUWNiiqyPtyzkBq-LLf6y29GuOrmfAzlWHr2Z_mOHpACexZGO2fmXI8tow4kCViahYzAjcNR58I4RYDSM45ht-ez7mHudyRlGTTNQFIqy9RsDfTkw9_qg/s1600/2.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2pujxk9jeI6y6QWbZu4aMVAGUWNiiqyPtyzkBq-LLf6y29GuOrmfAzlWHr2Z_mOHpACexZGO2fmXI8tow4kCViahYzAjcNR58I4RYDSM45ht-ez7mHudyRlGTTNQFIqy9RsDfTkw9_qg/s1600/2.jpg" height="192" width="320" /></a>Poco prima della morte J. Roth lesse agli amici una parte della" Leggenda del santo bevitore"e tornano i miracoli, tutto ciò che vive al di sopra dell'esistenza, sebbene profondamente immerso in lei, come lo è appunto Andreas, il vagabondo ubriaco. Alla fine però, appena egli cade a terra di schianto e viene portato nella sagrestia della chiesa della Santa che non riuscirà mai a vedere, la voce fuori campo di Roth commenta: "Conceda Dio a tutti noi, a noi bevitori, una morte così lieve e bella!". Joseph Roth e Robin Williams non conobbero:"la morte lieve e bella"del loro santo bevitore ma entrambi sono stati :"ALOHA" secondo la tradizione hawaiana, suscitandomi un profondo senso di tenerezza e gratitudine. Cris</div>
Un tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-77267952920325147392014-08-14T08:30:00.000+02:002014-08-14T08:30:27.021+02:00Addio a Robin Williams<div style="text-align: justify;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4TbJUG4AlxWoAd4H_-5HyUaUzEwKYlepe4SNuzRmXyLlfrUjAcnwiQrWqjHMiIu5t_Nijp25LK40T0A8DAqH__JWbKFxdL-6T-x6e3oXas31ALSErN_u_xzfHXd_X5Ocw81Fpo9vXsWw/s1600/2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4TbJUG4AlxWoAd4H_-5HyUaUzEwKYlepe4SNuzRmXyLlfrUjAcnwiQrWqjHMiIu5t_Nijp25LK40T0A8DAqH__JWbKFxdL-6T-x6e3oXas31ALSErN_u_xzfHXd_X5Ocw81Fpo9vXsWw/s1600/2.jpg" height="400" width="266" /></a></div>
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La notizia è di quelle che sconcerta, oggi è un giorno malinconico e la sensazione è che il mondo sia un po' meno bello. Robin Williams ci lascia sgomenti dinanzi alla sua morte improvvisa. Istrionico, brillante, coinvolgente, impossibile non amare questo straordinario attore. Se ne va non solo all'improvviso, ma anche troppo presto, ed è facile pensare a quante altre interpretazioni avrebbe potuto regalarci. Sono sempre più convinta che la variabile "tempo" sia fondamentale. Il tempo e il "fare" sono strettamente connessi se il nostro fare è creativo, e il "saper fare" di questo artista era certamente rarissimo.</div>
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Se dovessi ripercorrere la sua carriera e ciò che mi è piaciuto di essa, non saprei davvero cosa scegliere, perchè ogni film è stata un'esperienza che arricchisce. Il film perfetto, "L'attimo fuggente", è solo in cima alla mole di ottimi lavori. Di Robin Williams ricorderò due aspetti in modo particolare: l'aver portato un carico umano di ironia anche nei suoi ruoli drammatici e l'essere stato attore e uomo capace di umiltà. Amerò per sempre il professor Keating de "L'attimo fuggente", così come Patch Adams dell'omonimo film, e ancora il dott. McGuire di "Will Hunting". Ma potrei citare anche lo splendido Peter Pan di "Hook", che fu uno dei capolavori dei primi anni Novanta, "L'uomo Bicentenario" e lo struggente "Mrs. Doubtfire" che mescolava comicità pura a un fondo di triste incomunicabilità familiare. Non c'è stata pellicola in cui è protagonista che non sia stata arricchita e resa significativa dalla sua presenza.</div>
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In queste ore ho potuto constatare che al vissuto di ciascuno di noi può essere legato, farne legittimamente parte, anche un attore che ci ha raccontato molte storie mettendovi molta parte di sé. Perchè non si dimentica l'emozione provata dinanzi al grande schermo mentre scorrono le immagini di un grande film e tu, adolescente, assorbi come una spugna non solo trama e ordito, ma anche quella variabile emotiva che arriva quando chi narra sa trasmettere intimamente se stesso. E questo è stato Robin William per me, in tante sue pellicole. </div>
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E così Robin se ne va, in punta di piedi e senza disturbare, e solo adesso veniamo a conoscenza dei suoi atti di generosità, uno fra tutti il farsi carico delle spese mediche dell'amico e attore Christopher Reeves, che rimase paralizzato in seguito ad un incidente a cavallo. Veniamo a conoscenza dei suoi problemi di depressione, cui la sua scomparsa improvvisa è legata. Robin se ne va togliendosi la vita, soffocato da una cintura appesa ad un'anta di armadio, forse non del tutto consapevole dello sgomento del mondo dinanzi a ciò che avrebbe saputo di lì a poco. Si è portati a pensare alle mille ragioni di un gesto così estremo, a colpevolizzare e condannare perchè ai più sfugge che non sono il successo e il danaro a fare la felicità. Resta il ricordo di un istrione dal talento incommensurabile e di un uomo di buon cuore forse vulnerabile per sostenere il prodotto di quel talento.</div>
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Luz <br />
<br />Un tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-66288374548876288822014-08-11T09:12:00.000+02:002014-12-30T14:18:35.760+01:00Frida Kahlo<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIQBv-XI6N8pbUwKRNnp8HsdfVBLF5hbUysPipiXDBKicjvGf6B1niJv2x0xd8TM7xfFTi4s4a15EJu1HyrnNuPXCT7fSPkR9zc158EfzmEnupPEWU13gHzqTb4Dea8CGV8Jdl7LfYOks/s1600/1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIQBv-XI6N8pbUwKRNnp8HsdfVBLF5hbUysPipiXDBKicjvGf6B1niJv2x0xd8TM7xfFTi4s4a15EJu1HyrnNuPXCT7fSPkR9zc158EfzmEnupPEWU13gHzqTb4Dea8CGV8Jdl7LfYOks/s1600/1.jpg" height="320" width="245" /></a>Non saprei dire con precisione quando seppi dell'esistenza di Frida Kahlo. Ricordo di aver sfogliato una rivista una ventina di anni fa e di aver visto la fotografia in bianco e nero di una donna sdraiata in un letto, con una tavolozza in una mano e un pennello nell'altra. Ricordo anche che mi colpì il suo volto, gli occhi che guardano distrattamente l'obiettivo, le grandi sopracciglia. Solo molti anni più tardi Frida fu completamente riscoperta quale icona possente di primo Novecento.</div>
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Nella storia personale di Frida l'artista e la donna gareggiano per attirare l'attenzione. Tuttora non saprei quale delle due prevalga nel mio pensiero. Da un lato l'artista surrealista con le sue opere di impressionante forza, dall'altra la donna della quale senti il dolore, la forza, l'imperioso gettarsi in una vita amata e odiata. La bellezza di questo straordinario personaggio sta nel fatto che entrambe le anime sono alla fin fine una sola, un'amalgama fluido ed esplosivo che ha scavato un solco profondo nella storia dell'arte del secolo scorso.</div>
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Non si può amare Frida l'artista e ignorare la donna. Perchè anzi conoscendo i percorsi della donna si sostanzia la sua arte, si arricchisce di un significante che va molto al di là dell'impatto che impressiona lo spettatore. Io e la mia amica Cris ci siamo trovate sabato scorso dinanzi a molte delle meraviglie da lei dipinte e nel pensiero di entrambe, che amiamo molto questa artista, si è ampliata la nostra idea di lei. E' bello questo nostro leggere tanti libri che la riguardano e vederne da vicino molti dipinti e disegni. Così come sapere che esiste una Bellezza che non può che arricchirci, lasciare un segno importante, chiederci di essere guardata, fruita, divorata, e di essere come un torrente nel quale ci si getta e la cui corrente trascina e coinvolge. Si rischia di essere retorici, ma conoscere Frida è esattamente questo. La nostra ricerca prosegue, perchè tanto ancora dobbiamo sapere. Avvicinarsi passo a passo a Frida, svelarne il mistero, è il dovere imprescindibile di chiunque non possa ignorare l'umanità che ha sostanziato la storia del mondo, di quella umanità di artisti, poeti, scrittori, interpreti, che riesce a parlarci da ogni tempo e luogo, nel linguaggio trasversale e universale del genio. </div>
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Luz</div>
Un tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-85796171735827692082014-08-08T19:36:00.000+02:002014-12-30T14:19:09.325+01:00Un sogno nel cassetto<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMKYZs0Kf7kM7IKTdEa2ZqdHiqWvDc9qvHI-PVniYMJ_cfIB9bLSgq0zndxqcsiXeEDqT_MB2zqwNSQFh8jQii3NOeQ71TCaQGG88CWoHaddArp0i_DN-tuAQLMgEDixne4n0LuyFJe2U/s1600/2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMKYZs0Kf7kM7IKTdEa2ZqdHiqWvDc9qvHI-PVniYMJ_cfIB9bLSgq0zndxqcsiXeEDqT_MB2zqwNSQFh8jQii3NOeQ71TCaQGG88CWoHaddArp0i_DN-tuAQLMgEDixne4n0LuyFJe2U/s1600/2.jpg" height="250" width="400" /></a>SIN'OPAH è un romanzo, un'opera prima, che per tredici anni è stato avvolto, protetto, accucciato nella penombra di un cassetto. Già questo dimostra che la nostra vita scorre velocemente, che i fatti e gli avvenimenti si avvicendano vorticosamente e la quotidianità, spesso, si riprende i nostri entusiasmi e sogni del momento e ci convinciamo che sono provvisoriamente accantonati. Dopo tredici anni, in piena adolescenza, ecco che così per caso, tra una chiacchiera e l'altra appare Sin'opah e la curiosità mi assale anche perchè è un libro di 609 pagine! M'immergo, mi isolo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Racconta la storia di una donna, coraggiosa, intraprendente, testarda, che ama la vita ma spesso, per le convenzioni dell'epoca, non ne è adeguatamente contraccambiata. Si muove all'interno di una bizzarra famiglia, conformista e poco incline al rispetto della diversità. I personaggi sono tanti, descritti magistralmente con grande dovizia di particolari. Dialoghi attenti e serrati, che ricordano i classici della letteratura francese dell'8OO. La storia più avvincente, quella vera, fa da sfondo all'intero romanzo: la lotta dei pellirosse per la sopravvivenza. Notevole è il lavoro di ricerca dell'autrice su questi popoli e le loro tragiche vicissitudini. S'incontrano personaggi come Lupo Pazzo, capo dei Piedi Neri, Nuvola Rossa, Coda Macchiata, i famosi Toro Seduto e Cavallo Pazzo e infine Alce Nero: "l'ultimo testimone della loro disfatta". Un capitolo intero è dedicato al generale Custer, grande e contradditorio personaggio della storia di quell'epoca. La descrizione di questi personaggi è approfondita e fedele, di notevole impatto emotivo tanto da sentirsi protagonisti di uno di quei tanti film"western"che hanno affascinato intere generazioni. Nel romanzo emerge con forza e onestà il giudizio storico piuttosto semplicistico che continua a presentare i nativi americani come un popolo selvaggio incapace di rispettare le regole della civile convivenza, destinato a subire la supremazia dei bianchi per ricevere da essi la civiltà. Ma paradossale e sorprendente è la capacità dell'autrice di far capire al lettore che quel popolo è stato annientato da uomini costretti ad emigrare, che erano andati a cercare la libertà in quelle terre. Dunque una tragica condizione di popoli perseguitati che si fanno a loro volta persecutori di altri più deboli, come è avvenuto tante volte nella storia, e come avviene ancora! Dimenticavo, l'autrice di questo affascinante, interessante e di non facile lettura è: Maria Luana Petrucci.</div>
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Cris </div>
Un tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-4243714858454323782014-08-07T11:10:00.001+02:002014-12-30T14:19:45.808+01:00Gli sdraiati<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhonNtjwe7_bLoYU1xRaQ9sdHTX38V9H7HJkAYRIc59kztq0KEDPNBl0UiU0526bwcZ9zQ2WlwbBzug83RNKXAZFq48EdFm3_g97UD5hbSVJkNErm4pdbVxNaetqIGZ6MZt21fNVqumIa0/s1600/1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhonNtjwe7_bLoYU1xRaQ9sdHTX38V9H7HJkAYRIc59kztq0KEDPNBl0UiU0526bwcZ9zQ2WlwbBzug83RNKXAZFq48EdFm3_g97UD5hbSVJkNErm4pdbVxNaetqIGZ6MZt21fNVqumIa0/s1600/1.jpg" height="400" width="255" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Quando ho cominciato questo libro mi trovavo sulla spiaggia di Barceloneta, in Spagna. Avevo bisogno di un piccolo libro da portare con me in vacanza e da cominciare, nel caso mi fossi trovata a dover riempire il tempo. Mi trovo dinanzi al racconto, immediato e senza fronzoli, di un padre che dinanzi al caos del figlio adolescente lascia intendere subito di non essere assolutamente capace di farvi fronte. E' un padre divorziato e questo figlio condivide la sua casa in qualche fine settimana in cui il ragazzo non ha di meglio da fare. Sulle prime, in questa lettrice in vacanza all'estero sotto sole di luglio monta un senso di fastidio. Mi ritrovo a pensare che si tratti dell'ennesima storia di questi genitori contemporanei, inabili al loro mestiere, privi di talento, educatori mancati. Ci sono tutti gli ingredienti che occorrono per costruire la storia di un uomo di mezza età che fa i conti coi propri sensi di colpi e l'incapacità di instaurare un dialogo col proprio figlio. Ma io stimo troppo Michele Serra per credere che si tratti semplicemente di questo. E difatti, man mano che ci si addentra nella storia, si scopre che si tratta di una provocazione alla riflessione.</div>
<div style="text-align: justify;">
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<div style="text-align: justify;">
<i>Sentirmi chiamare papà, e da lontano, e in quella esposta porzione del
mondo, in quella incerta dimensione del tempo dove la mia infanzia
ancora galleggiava, quasi mi atterrì. Come un’accusa. Un richiamo
all’ordine. Io – non altri – sono quelle due sillabe.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
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Questo padre guarda al mondo adolescenziale con spirito d'osservazione e senso critico. Non giudica, ma riferisce con stile il vuoto nel quale questi giovani si muovono, la povertà di contenuti del loro mondo, la superficialità con cui lo affrontano. Loro sono "gli sdraiati", quelli perennemente pigri e demotivati, assorbiti nel loro ipermondo tecnologico, vivi solo dinanzi ai loro pseudoeroi o nella corsa all'acquisto dell'ultima felpa costosissima. Lo scenario è avvilente ed è tale ancor più nella misura in cui un adulto vuole capire e cercare una soluzione. La domanda che ci si pone è se esiste la possibilità di un punto di incontro e non resta che la speranza, tenace, che qualcosa possa cambiare.</div>
<div style="text-align: justify;">
La proposta di un'escursione in montagna, che il figlio si è sempre rifiutato di fare, lo induce a non mollare, a non arrendersi, a insistere, a sperare a oltranza. Il lieto fine è un po' quello di una favola moderna, che ritengo poco credibile ma efficace da un punto di vista narrativo. Forse c'è un barlume di speranza di recuperare questi ragazzi e probabilmente il solo modo è essere genitori che sappiano realmente esserlo, creativi nella loro funzione, presenti e non passivi. </div>
<div style="text-align: justify;">
Luz</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRpuiBfV3v_c0lUAMiR45TC03bM0G20kPzvekQqyzBNJEeIp3GGgSxfbzt_NVxVBiCpeAoR_FSanlZ87DsmAVTe0yeaow5MJUEvlXbxUmwB4O88Kf1p35Rps95eEiYtguqzm1YVnOLmlc/s1600/1.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRpuiBfV3v_c0lUAMiR45TC03bM0G20kPzvekQqyzBNJEeIp3GGgSxfbzt_NVxVBiCpeAoR_FSanlZ87DsmAVTe0yeaow5MJUEvlXbxUmwB4O88Kf1p35Rps95eEiYtguqzm1YVnOLmlc/s1600/1.jpg" height="266" width="400" /></a></div>
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Fotografia di Mario FermanteUn tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-79906102234388278462014-07-29T10:50:00.002+02:002014-12-30T14:20:08.936+01:00Il talento e la felicità<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiaDTD2Kamrt9211nTdCWvS64FnsXfv7VDhxVakZ0bFluMgIPeiiRz3SqMAkgQfOmSC8GZdFrCmixMCIWKRLTqDPe31GKHyWSWFQTheLSY9FaxkPBC5cWvthSzpZycOOGIR66dpUFJvAmQ/s1600/1ab.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiaDTD2Kamrt9211nTdCWvS64FnsXfv7VDhxVakZ0bFluMgIPeiiRz3SqMAkgQfOmSC8GZdFrCmixMCIWKRLTqDPe31GKHyWSWFQTheLSY9FaxkPBC5cWvthSzpZycOOGIR66dpUFJvAmQ/s1600/1ab.jpg" height="320" width="213" /></a><i> Ciascuno trova la felicità quando trova il suo talento. </i></div>
<div style="text-align: justify;">
James Hillman </div>
<div style="text-align: justify;">
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<div style="text-align: justify;">
Io ho intesa questa frase così: quando e se (perchè non è detto che le circostanze
mettano nelle condizioni di trovare la vera essenza di sè) si trova il
proprio "talento", cioè si scopre cosa si è davvero (secondo il vecchio
principio socratico del "conosci te stesso") e cosa si è in grado di
fare in potenza e in atto (altro aspetto fondamentale), allora si
raggiunge la felicità. Ma questa non intesa come generalmente si fa, la
vedo intesa più come facevano gli epicurei e quindi la felicità come
assenza del dolore. E anche questo, il dolore, è inteso come qualcosa di
più generale. Non è il dolore fisico nè quello inteso come
"dispiacere". E' il male di vivere che si intende per dolore. Questo
aforisma lo sento molto congeniale. E' un fedele ritratto di me, credo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Luz </div>
Un tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-34585249213821199962014-07-28T22:50:00.001+02:002014-12-30T14:20:29.389+01:00Parenti serpenti<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJiHZ4yvd41ts-NlSYXJP9ect63n3vUzCeeQAmKmBzR6nOKoc-kwu5BbNyuplWTwvX0Fg7MBopwzsRE-5YeNF13YD1lm3NSX5l6OwWIMrpdeQ7y0XLOIq-eFZhr9qo9Qu8cwF-0KcN5Ks/s1600/1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJiHZ4yvd41ts-NlSYXJP9ect63n3vUzCeeQAmKmBzR6nOKoc-kwu5BbNyuplWTwvX0Fg7MBopwzsRE-5YeNF13YD1lm3NSX5l6OwWIMrpdeQ7y0XLOIq-eFZhr9qo9Qu8cwF-0KcN5Ks/s1600/1.jpg" height="400" width="231" /></a>Finalmente dopo tre giorni di pulizie, spostamento di mobili, grandi manovre con scale e scalette per appendere quadri cercando di non infierire troppo sulle dita con il piccolo martello tra fontane di sudore e piegamenti per scovare gli angoli che impietosi nascondono, quasi a godere della tua fatica, ogni sorta di residuo stanziale e indefinito, mi abbandono sulla mia, guai a chi osa metterlo in dubbio, poltrona.Che meraviglia! Sono nel mio guscio, davanti alla tv, circondata dai miei libri preferiti,ai quali getto ogni tanto un'occhiata compiaciuta e soddisfatta di vederli in ordine, anche i miei cari e vecchi dischi in vinile giacciono tranquilli. Cosa fare? Accendo e proprio in quel momento sta iniziando il film:"Parenti serpenti" del grande Mario Monicelli. E' una scommessa, non so se sortirà l'effetto desiderato. Ma con grande sorpresa, pensavo alla noia sinceramente, man mano che la storia si dipana il mio interesse aumenta, si concentra. Due anziani genitori invitano i loro quattro figli a trascorrere il S.Natale insieme con l'intento di capire chi è disposto ad occuparsi di loro in cambio dell'eredità. L'approccio iniziale tra tutti i personaggi è molto conformista, fatto di convenevoli, a modo loro ognuno cerca di piacere all'altro cercando di non mettersi in contrapposizione. Poi via via che si entra nel merito della storia le apparenze si sciolgono come neve al sole e i personaggi si rivelano: fragilità, incomunicabilità, frustrazione, meschinità e desiderio di ferire a dimostrazione dell'importanza del ruolo che ognuno ricopre in una sorta di gara psicologica. Una commedia feroce, dura, anche tragica. Ma meravigliosamente interpretata con intelligenza e sagacia. Mi sono divertita molto e alla fine ho pensato: scampato pericolo! Cris</div>
Un tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-83046366671342264522014-07-28T10:28:00.000+02:002014-12-30T14:21:08.067+01:00Jane Eyre<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6FLx22ZwoXQCMymImXy6ah_w8y27C7vkE49svFjb4wyjYlXGhnf0QQOFN0_Ms546rNPsibdY_yIFi_nV3gwIYduw0iVljT-lWjzG3BG1D-XH2ZlTfRjdBDQMb_gYFwkJC7plzqYujLDg/s1600/1ab.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6FLx22ZwoXQCMymImXy6ah_w8y27C7vkE49svFjb4wyjYlXGhnf0QQOFN0_Ms546rNPsibdY_yIFi_nV3gwIYduw0iVljT-lWjzG3BG1D-XH2ZlTfRjdBDQMb_gYFwkJC7plzqYujLDg/s1600/1ab.jpg" height="320" width="246" /></a></div>
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Lessi “Jane Eyre” in un inverno
di una ventina di anni fa, fra un esame universitario e l'altro. Adorai fin
dalle prime pagine il personaggio di Jane. Rileggere “Jane Eyre” dopo 20 anni è come una scoperta
piuttosto che una ri-scoperta. Le parole, la trama, la struttura di questo
romanzo appaiono decisamente più affascinanti e "profondi" adesso. Me
lo gusto lentamente, torno anche indietro a rileggere, mi isolo in questa
Inghilterra vittoriana, seguendo i passi di una Jane nella quale mi piace
identificarmi.</div>
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Romanzo di formazione che rientra in un filone tutto singolare, quello di una
storia che si dipana su più anni, e che racconta la crescita, le esperienze di
una giovane donna che cerca e trova un suo posto nel mondo. La forza di Jane è
sovrumana, si resta come fulminati dalla sua abnegazione, dal coraggio, dalla
lealtà a oltranza, dalla magnanimità. Altro grande personaggio è Rochester. Un
<i>peccatore</i>, un uomo dedito alla prostituzione, padre disattento, amante
delle libagioni con amici altrettanto libertini, sposato e che rinnega per
ovvie ragioni quel matrimonio. Nonostante tutto ciò, conserva una
certa signorilità, per questo Jane accetta di lavorare per lui. Il riscatto di
Rochester sta tutto nell'incontro con Jane, e mi piace perché è lì che viene
fuori l'animo nobile di quest'uomo, l'anima sua più vera: il suo credere ad una
nuova possibilità. Il suo cambiare dinanzi al vero amore, o semplicemente all’essere
per la prima volta amati. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span></div>
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<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Il fatto che Charlotte
Bronte descriva Jane come non bella mi ha sempre portato verso l'idea che
Charlotte vedesse se stessa in lei. Lo si capisce anche dal senso del divino che
è in Jane. E Charlotte era figlia di un religioso, un pastore. </div>
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Perché Jane è indimenticabile?
Perché profondamente umana. Perché rappresenta e concretizza la forza che è in
ogni donna che voglia giungere ad autoaffermarsi senza scendere a nessun
compromesso. “Non sono un uccello, e nessuno può ingabbiarmi”, tentando una
traduzione, è la frase che Jane rivolge a Rochester ribadendo risolutamente la
forza della sua personalità. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Interessante un passaggio di
Virginia Woolf sul confronto fra i due grandi romanzi delle sorelle Bronte.</div>
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<i>"Cime tempestose</i> è un libro più difficile da capire di
<i>Jane Eyre</i>, perché Emily era più poeta di Charlotte. Scrivendo,
Charlotte diceva con eloquenza e splendore e passione «io amo», «io odio», «io
soffro». La sua esperienza, anche se più intensa, è allo stesso livello della
nostra. Ma non c'è «io» in <i>Cime tempestose</i>. Non ci sono istitutrici. Non
ci sono padroni. C'è l'amore, ma non è l'amore tra uomini e donne. Emily si
ispirava a una concezione più generale. L'impulso che la spingeva a creare non
erano le sue proprie sofferenze e offese. Rivolgeva lo sguardo a un mondo
spaccato in due da un gigantesco disordine e sentiva in sé la facoltà di
riunirlo in un libro. [...] Il suo è il più raro dei doni. Sapeva liberare la
vita dalla sua dipendenza dai fatti; con pochi tocchi indicare lo spirito di
una faccia che non aveva più bisogno di un corpo; parlando della brughiera far
parlare il vento e ruggire il tuono". </div>
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Luz </div>
Un tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-324317149791388512014-07-25T09:43:00.000+02:002014-12-30T14:21:36.565+01:00Figli<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBdvkXXz9P4TrXnVObAv7VdCN3tVwENn-oBr1poa_UyIlL3cMchnmTnI1qiJX6IODcBy79WagaAvtXy941wnrhhFEteybZgy00k5TBYMM6FG-qpub9e7um-tiBVwBOF_1aSzSCw-43ebI/s1600/1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBdvkXXz9P4TrXnVObAv7VdCN3tVwENn-oBr1poa_UyIlL3cMchnmTnI1qiJX6IODcBy79WagaAvtXy941wnrhhFEteybZgy00k5TBYMM6FG-qpub9e7um-tiBVwBOF_1aSzSCw-43ebI/s1600/1.jpg" height="228" width="320" /></a>Prendo spunto da una bella risposta di Anairam per tentare di approfondire un tema oggi più che mai di grande importanza. Che significa essere figli? E' una domanda che sorge guardando all'angolo opposto dell'essere genitori. Molte volte mi è capitato di scrivere riguardo al difficile mestiere genitoriale, che richiede carattere e "talento", ma guardiamo al punto di vista dei figli. Credo che ciascuno di noi si sia trovato a pensare, da bambino o da adolescente, di non essere compreso, di sentirsi solo. E' una condizione pressoché necessaria dell'essere figli. Grandi sono le aspettative rispetto a un genitore, esattamente come chi ci genera si aspetta molto da noi. Ma quali sono le più importanti attese? Oggi si crede che basti dire di "sì" pressoché a tutto per essere buoni genitori, quando è evidente che un figlio chiede di essere educato ai propri talenti. I figli hanno decine di cose da fare ogni settimana, armadi pieni di vestiti, cellulari di ultimo grido, e sono spinti nella melma di un massa indistinta in cui tutti chiedono di essere uguali. Non si sentono protetti perchè in verità non lo sono. E si sentono soli. I genitori di figli adolescenti sono gli stessi giovani che negli anni Settanta cercavano un riscatto sociale, un riconoscimento, un affrancamento dai propri genitori. Essi stessi non hanno guardato ai propri genitori come a un modello di riferimento, ma come una figura cui contrapporsi. Hanno arrogantemente pensato che un giorno sarebbero stati genitori migliori, invece sono clamorosamente falliti in una totale inadeguatezza. Temono di alienarsi il favore dei figli, sono indulgenti e "passivi". Non c'è male peggiore dell'incomunicabilità fra esseri umani. E' la base di ogni perdita di valore, di ogni fallimento di progetto. I figli chiedono di essere ascoltati, guidati, chiedono un "no" motivato e motivante, chiedono di poter pensare a genitori non solo come fornitori di danaro e concessioni, ma come ad adulti di cui ci si può fidare e cui ci si può affidare. In fondo tutto questo richiede realmente talento? No, solo intelligenza e carattere.</div>
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Luz </div>
<br />Un tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-3731052701210445022014-07-24T13:11:00.002+02:002014-12-30T14:21:58.698+01:00Nicholas Nickleby<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj219lOHwwaHBb6MaH7LkfVFMSgWVSDE5J9X6HT4US2AXyrSQRGf3yHQyNCbz3JZip4FfodveQQtX5gcnM-aDzaYFODxhAHlqkvyTue7nNini2Xeb9TJIdzh1sCmM3KXXnbwVFEQ3pOGjo/s1600/1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj219lOHwwaHBb6MaH7LkfVFMSgWVSDE5J9X6HT4US2AXyrSQRGf3yHQyNCbz3JZip4FfodveQQtX5gcnM-aDzaYFODxhAHlqkvyTue7nNini2Xeb9TJIdzh1sCmM3KXXnbwVFEQ3pOGjo/s1600/1.jpg" height="320" width="215" /></a></div>
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Il film tratto da uno dei grandi romanzi di Dickens non smentisce le aspettative: godibile, ottimo cast, buona regia. E ancora una volta si può riflettere sul genio di questo scrittore inglese, che crea un intreccio attraente col quale punta al suo obiettivo più importante: raccontare i retroscena della ricchezza britannica, la quotidianità delle classi povere, i soprusi subiti dal debole puntualmente assoggettato alla volontà e agli interessi della classe ricca. </div>
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Spesso mi capita di leggere che si vorrebbe vivere in quelle epoche, quelle atmosfere, ma io credo che questa fascinazione scaturisca essenzialmente dai celebri romanzi delle Bronte e della Austen. La realtà era del tutto diversa e dubito che saremmo vissuti felicemente nel XIX secolo inglese. Dickens è fra i pochissimi autori che offrono l'opportunità di scorgere luci e ombre di quel mondo "incantato".</div>
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Luz</div>
<br />Un tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-67990300029362881312014-07-23T11:52:00.000+02:002014-12-30T14:22:16.388+01:00Il cammino per Santiago<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAf2gM4h50mdQ5ccUs5ZTS7QUuuhod4Pu_JsQtuBXGE18CLbt3Zsh6W830lVOgMw46Em0Rra7upxBni_XXuoOFdlz79g0zAht7SM8MZ9LLs5l7KXwskujVlp7kFQ7luLJvOqlsOx-Po0w/s1600/1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAf2gM4h50mdQ5ccUs5ZTS7QUuuhod4Pu_JsQtuBXGE18CLbt3Zsh6W830lVOgMw46Em0Rra7upxBni_XXuoOFdlz79g0zAht7SM8MZ9LLs5l7KXwskujVlp7kFQ7luLJvOqlsOx-Po0w/s1600/1.jpg" height="320" width="224" /></a></div>
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Questo è uno di quei film che ti lasciano la possibilità di una riflessione. Un padre straziato dalla morte del figlio che si ritrova a compiere quel cammino che il giovane aveva programmato e appena iniziato, prima che un incidente lo uccidesse. Prima della tragedia, i rapporti fra i due sono conflittuali: il padre che al momento della partenza gli riserva l'ennesima predica sulle sue aspettative disattese, il figlio che gli annuncia in segno di sfida che per il resto della sua vita girerà il mondo piuttosto che sottostare ai suoi desideri di renderlo un uomo come tanti, dalla vita comune. Questo padre che si ritrova da solo in un paesino ai piedi dei Pirenei, a riconoscere la salma del figlio e poi a decidere di farlo cremare, assomiglia a tanti padri cui viene sottratta la possibilità di comunicare, di dire un'ultima volta qualcosa. La decisione successiva non è che un ultimo dono a questo figlio ormai perduto, compiere al suo posto il cammino e spargere parte delle sue ceneri lungo il percorso. Sembrerebbe solo questo, invece il viaggio gli riserva qualcosa di inatteso, una riflessione molto attenta su se stesso, la possibilità di conoscere persone molto diverse e lontane dal suo mondo, l'intuizione che anche per se stesso quel viaggio si può compiere. E l'ultimo mucchio di ceneri non può che essere sparso non a Santiago, ma oltre, nell'oceano. E si comprende che il vero dono lo fa il figlio al padre. Il viaggio di un uomo sul celebre Cammino, che sempre riserva qualcosa di nuovo e non previsto. Da vedere.</div>
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Luz</div>
<br />Un tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-5154320143555388255.post-45064928519918296762014-07-22T16:39:00.001+02:002014-12-30T14:22:35.269+01:00Amare gli altri è una pesante croce<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNpeuos9yE1JxIQYjwNq8vckCxJqacbZj6_bl_ke4-cKtS7oZt17sXFxVtot-VbJ4Cus3tZbecCnr9w9Ekfn3bKWEY9_pVhT6HI_1lQc5y_-woAVwRsPJcLzSW2qPqf8idnDVf0w6_yXM/s1600/269296_533525040004660_38845634_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNpeuos9yE1JxIQYjwNq8vckCxJqacbZj6_bl_ke4-cKtS7oZt17sXFxVtot-VbJ4Cus3tZbecCnr9w9Ekfn3bKWEY9_pVhT6HI_1lQc5y_-woAVwRsPJcLzSW2qPqf8idnDVf0w6_yXM/s1600/269296_533525040004660_38845634_n.jpg" height="256" width="320" /></a></div>
Amare gli altri è una pesante croce,<br />
ma tu sei bella senza circonvoluzioni<br />
e il segreto del tuo fascino<br />
è equivalente all'enigma della vita.<br />
<br />
In primavera si ode il fremito dei sogni<br />
e il fruscìo delle novità e verità.<br />
Tu sei della famiglia di tali principi.<br />
Il tuo significato è spassionato come l'aria.<br />
<br />
E' facile svegliarsi e riacquistar la vista,<br />
l'immondezza verbale dal cuore spazzare via,<br />
e vivere senza intasarsi in anticipo.<br />
Tutto questo non è una grande astuzia.<br />
Boris Pasternak 1931<br />
<br />
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Ho voluto scrivere questa poesia di uno dei miei scrittori, poeti, preferiti perchè trovo in essa ciò che di più bello la vita possa donarci: l'amore. Se penso alle sofferenze di questo grande scrittore così poco amato in patria ma enormemente al di là dei suoi confini,mi commuovo alla bellezza che ha saputo cogliere in ogni cosa, alla purezza del suo pensiero,all'assoluto e incondizionato amore per la sua Patria tanto da fargli rinunciare al Premio Nobel per la Letteratura nel 1958 pur di non abbandonarla perchè ciò disse:"...sarebbe la mia morte..."L'Accademia Svedese si attenne alla sua scelta ma non fu pronunciato alcun discorso.</div>
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Ricordo che ero adolescente quando vidi per la prima volta, in una sala affollatissima, il film tratto dal suo più celebre romanzo:"Il Dottor Zivago". Ricordo che piansi molto, per la mia sensibilità di adolescente di allora era inconcepibile che un amore così puro potesse avere quella tragica conclusione. Mi colpì talmente che, nel corso degli anni, ho voluto approfondire leggendo sia il libro sia qualunque articolo,argomento che riguardasse questo autore. E dedico a tutti voi il ricordo di questo mio primo grande Amore cinematografico.</div>
<div style="text-align: justify;">
Cris</div>
Un tè con Chaplin http://www.blogger.com/profile/16264235339498591650noreply@blogger.com6